«Non c’è stato nessun peggioramento sostanziale dello stato della malattia, nessun ricovero è in vista, la situazione è caratterizzata da un normale decorso di un malato oncologico». Così all’ANSA il professor Luciano Mutti, primario del reparto di oncologia dell’ospedale dell’Aquila, a capo del team che ha in cura il boss della mafia, Matteo Messina Denaro, malato di tumore al colon, rinchiuso in regime di 41bis nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila. Con parole molto misurate vista la delicatezza del caso e il grande riserbo che viene imposto alla vicenda, il professore sottolinea che non c’è quindi nessuna motivazione di allarme immediato per Messina Denaro. L’ex superlatitante, arrestato a Palermo il 16 gennaio scorso e dal giorno successivo rinchiuso nell’istituto di pena che si trova nella frazione aquilana di Preturo, prosegue le cure in carcere: in particolare si sottopone, nell’ambulatorio creato ad hoc per motivi di sicurezza, in una stanza del carcere difronte alla sua cella, con regolarità a cicli di chemioterapia e terapia del dolore. «Messina Denaro continua le cure, come del resto ogni altro paziente affetto da questa malattia - spiega ancora il professor Mutti -. Non posso che stigmatizzare la interpretazione data a certe mie dichiarazioni: ho solo detto come principio generale, che un paziente oncologico è soggetto nel suo percorso a ricoveri. Può accadere. Ma non è questo il caso. Non c’è motivo di pensare ad un ricovero». Secondo quanto si è appreso, il 61enne boss mafioso conduce una vita regolare, si muove, legge, può mangiare tutto: naturalmente, compatibilmente al regime del carcere duro.