La fuga di Francesco Adragna si è conclusa la scorsa notte. Il detenuto di 35 anni che venerdì era riuscito ad eludere il controllo della polizia penitenziaria evadendo dal palazzo di giustizia di Trapani dove era stato condotto dal carcere di Agrigento per essere processato, è stato catturato intorno a Xitta. L'uomo è stato fermato nel corso di un'operazione congiunta del nucleo investigativo regionale di polizia penitenziaria e dei carabinieri che lo hanno rintracciato seguendo la moglie. L'arresto è avvenuto alle 2,50 nelle campagne della frazione di Trapani, dove Adragna vagava, mentre saliva sull'auto della donna che aveva appena incontrato. È stato subito condotto nel carcere Pietro Cerulli di Trapani. Alcuni testimoni lo avrebbero visto la sera dell'evasione attorno alle 22 mentre camminava nella zona di san Giuliano, nei pressi del carcere, con la stessa tuta rossa e lo stesso giubbino nero che indossava al momento della fuga. Adragna è un piccolo pregiudicato. Venerdì mattina doveva comparire come imputato davanti al giudice monocratico del tribunale di Trapani, dove era imputato di violazione degli obblighi della sorveglianza speciale. Si trova sottoposto alla misura cautelare per reati contro il patrimonio, alcuni furti. Le videocamere di sorveglianza, sia quelle poste all'interno che quelle all'esterno del tribunale, lo avevano ripreso mentre scappava dopo aver scavalcato il cancello del palazzo di giustizia. Una volta raggiunto corso Italia, come documentato dalle immagini, aveva fatto perdere le sue tracce. Era così iniziata una caccia all'uomo che si è conclusa la scorsa notte. «Eravamo certi che sarebbe stato ripreso, ma mai come in questo caso non è tutto bene ciò che finisce bene», commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. «Facciamo i complimenti alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria, a cominciare da quelli del Nucleo investigativo centrale e dalla sua articolazione siciliana, ma anche a tutti gli altri impegnati nelle ricerche e in generale alle forze dell’ordine che hanno assicurato la cattura dell’evaso. Ma i problemi restano. E non si faccia alcuna caccia alle streghe. Ci sono enormi disfunzionalità di sistema, con carenze di ogni genere e disposizioni inattuabili che se si provasse ad applicare paralizzerebbero ogni attività», aggiunge il sindacalista. E aggiunge: «Va ridotto il vuoto organico, che solo per la polizia penitenziaria ammonta a 18mila unità, necessitano equipaggiamenti aggiornati ai tempi e adeguati agli attuali livelli criminali, servono moderni protocolli operativi e non si può continuare a rinunciare alla formazione e all’aggiornamento professionale».