«Le accuse mosse dall’imputata sono puntuali e precise: in buona sostanza, "le indagini non hanno condotto alla cattura dei colpevoli per colpa del commissariato di Mazara del Vallo che le ha depistate". Un modo, evidentemente, per scrollarsi di dosso ogni responsabilità dell’insuccesso dell’inchiesta». È duro il giudizio espresso dal giudice monocratico di Marsala su Maria Angioni, ex pm del caso Denise Pipitone, condannata a un anno di carcere per false informazioni al pubblico ministero. Il magistrato ha depositato oggi le motivazioni del verdetto di condanna. Angioni, che indagò sulla scomparsa della bambina, sparita da Mazara del Vallo nel 2004, ha denunciato depistaggi nell’indagine sul rapimento indicando tra i responsabili i poliziotti del commissariato locale. Accuse rivelatesi false che le hanno comportato il processo per false informazioni a pubblico ministero istruito dal pm Roberto Piscitello. «La Angioni, in ogni fase del procedimento-processo, sfruttando le proprie conoscenze giuridiche, ha giocato sulla possibilità di addure in qualsiasi momento, come scusa, il cattivo ricordo. - prosegue il giudice - Se è vero, da una parte che l’imputato ha diritto di mentire è anche vero dall’altra che ciò va tenuto in debita considerazione sia al fine di parametrare la pena da Infliggere che la eventuale concessione delle attenuanti generiche». «La circostanza che l’imputata, all’epoca dei fatti fosse un magistrato- prosegue - incide, indubbiamente, sulla intensità del dolo e la gravità del danno che ha cagionato con la propria condotta». Secondo il magistrato «l’imputata ha mantenuto un comportamento ostile nei confronti del commissariato nonostante le evidenze processuali abbiamo dimostrato l’assoluta infondatezza delle accuse mosse».