La caccia agli «omissis», i nomi non ancora svelati di chi ha aiutato la latitanza di Matteo Messina Denaro, è aperta. E nei «pizzini» inviati alla sorella Rosalia c’è un riferimento alla scatola di un orologio, che la donna avrebbe dovuto utilizzare per consegnare due «pizzini» al complice che il boss chiamava «Condor». In un bigliettino rinvenuto nel covo di vicolo San Vito a Campobello, il latitante scriveva: «Prima ti devi accertare se sono telecamere o cassette da rilancio». E poi aggiungeva: «Dare a Condor i «2» che Ciliegia non ha voluto e non toccare più i «W». Chiedere alla prima occasione la scatola di un orologio». Poi la sorella trascriveva il contenuto in bigliettini che le sono stati trovati a casa. In un altra occasione Rosalia avrebbe dovuto consegnare a «Condor» del denaro, altri «5», cioè 5.000 e un «portachiavi» delle chiavi d’ingresso di una abitazione clandestina. Significativa anche la indicazione della somma residua che «W» doveva ancora custodire «125», cioè 125.000 euro. Infine, dopo aver scritto «non toccare» quei soldi per ora, il latitante, dava incarico alla sorella di predisporre un adeguato segnale cioè uno straccio oppure più stracci, idoneo a far capire agevolmente a Reparto» che, ove si fosse presentato improvvisamente qualche rischio di essere visti dalle forze dell’ordine nel ritirare il denaro e le chiavi, avrebbe dovuto soprassedere e allontanarsi. Un servizio completo di Francesca Capizzi sul Giornale di Sicilia in edicola oggi