Trovato il secondo covo di Matteo Messina Denaro: un bunker con dentro gioielli e pietre preziose
Come in un thriller, la stanza segreta era dietro un armadio. Invisibile, nascosta da un fondo scorrevole coperto dagli abiti. Non c’era un letto, non c’erano suppellettili, probabilmente Matteo Messina Denaro se l’era fatta fare per conservarci le cose a cui teneva davvero, il suo tesoro. I carabinieri e il Gico della Guardia di Finanza l’hanno scoperta questa mattina, grazie a una segnalazione confidenziale a sole 48 ore dalla cattura dell’ex primula rossa di Cosa nostra. E fondamentale è stato anche lo screening dei dati catastali acquisiti dalle Fiamme Gialle. Un bunker a tutti gli effetti ricavato in un appartamento al piano terra di una palazzina di Campobello di Mazara, il paesino in cui il boss ha trascorso almeno l’ultimo anno. A meno di un chilometro dall’abitazione scelta dal padrino di Castelvetrano per il suo ultimo soggiorno da latitante e acquistata da Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l’identità, a giugno del 2022. Il primo contatto tra i due, ha raccontato lo stesso Bonafede, c’è stato un anno fa e fu il boss ad agganciarlo in paese.
Alla stanza blindata si accede da un armadio
Alla stanza blindata si accede dal fondo scorrevole di un armadio: è il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro scoperto dai carabinieri e dal Gico della Finanza in una casa al primo piano di una palazzina di via Maggiore Toselli 34, a Campobello di Mazara. L’abitazione è di Errico Risalvato, 70 anni, assolto nel 2001 dall’accusa di mafia, ritenuto vicino al capomafia di Castelvetrano. È stato il proprietario dell’abitazione a dare agli investigatori la chiave della stanza blindata occultata dal fondo di un armadio pieno di vestiti. Non è noto cosa sia stato trovato nel corso della perquisizione del bunker alla quale ha partecipato il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido. Errico è fratello di Giovanni Risalvato, condannato a 14 anni per mafia ora libero, imprenditore del calcestruzzi.
Nel bunker trovati gioielli e preziosi
Gioielli, collane, bracciali e anche pietre preziose di dimensioni consistenti. È quanto sarebbe stato trovato all’interno del bunker scoperto nel secondo covo utilizzato da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, gli uomini del Gico della Guardia di Finanza e quelli del Ros dei Carabinieri che hanno effettuato la perquisizione. Dovrà essere ora una perizia ad accertare l’autenticità e il valore dei gioielli e delle pietre trovate.
C'erano delle scatole vuote
Nel bunker c’erano delle scatole vuote. Forse, saputo dell’arresto del boss qualcuno ne ha fatto sparire il contenuto. Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nasconde documenti riservati, pizzini, che i magistrati cercano. Considerata la sua conformazione, la stanza bunker potrebbe contenere documenti e materiali più importanti rispetto a quelli scovati nell’appartamento di proprietà di Andrea Bonafede, nel quale il padrino avrebbe passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza. Il procuratore aggiunto Paolo Guido ha lasciato il suo ufficio assieme all'ufficiale del Ros Lucio Arcidiacono, per recarsi a Campobello.
L'amore incondizionato dei fedelissimi Errico e Giovanni
Due fedelissimi del padrino Errico e Giovanni che, intercettato dagli inquirenti non perdeva occasione per dichiarare il suo incondizionato amore per il padrino. «Gliel’ho detto un mare di volte! - diceva, non sapendo di essere intercettato, a un altro uomo d’onore - Me ne vado con lui! Me ne sto fregando! Tanto a mio figlio non manca niente! Mia moglie lo stipendio ce l’ha;e io sono dell’avviso, Maurì, meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora!» Ma Messina Denaro - raccontano le microspie che riferiscono le parole di Risalvato - aveva declinato l’offerta. «Io ti ringrazio; e so che lo fai con tutto il cuore, però mi puoi aiutare di più da lì», aveva risposto al suo fedelissimo. Se i Risalvato sono vecchie conoscenze della legge, era invece incensurato, «un signor nessuno» hanno detto i pm, Giovanni Luppino, l’agricoltore che faceva da autista al boss e l’ha accompagnato alla clinica Maddalena dove entrambi, lunedì, sono stati arrestati. Domani comparirà davanti al gip al quale dovrà spiegare i suoi rapporti con il capomafia. Il giudice dovrà decidere se convalidare l’arresto e disporre la misura cautelare e valutare se siano fondate le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena che la Procura gli contesta.