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Il femminicidio di Marinella di Selinunte, il padre di Maria: «Aveva già tentato di ucciderla»

Nel riquadro Maria Amatuzzo

Il suo ex marito otto mesi fa aveva già tentato di strangolarla con una lenza per la pesca. Era viva per miracolo. La donna uccisa con 12 coltellate alla vigilia di Natale dal marito Ernesto Favara, non lo amava più e da una settimana era andata vivere con l’uomo che amava da sempre, il suo vicino di casa.

A raccontare che l’ex marito aveva tentato di ucciderla già mesi fa, è stato il papà di Maria, Matteo Amatuzzo. «Mia figlia non lo amava più ed era fuggita in una casa famiglia vicino Selinunte. Aveva tentato di ucciderla e non capisco perché dopo questo episodio grave, nessuno ha fatto nulla. Si deve sempre aspettare che accada qualcosa di brutto in questo paese? Gli avevo detto di venire a casa mia, io vivo da solo - racconta in lacrime il papà della vittima - ma lei era testarda e ha preferito andare in una casa famiglia anche perché sapeva che a me quell’uomo non piaceva e quindi se fosse venuta a casa mia non avrei permesso che tornasse da lui. Era troppo grande, poteva essere suo nonno. Lei era una ragazzina di 29 anni, lui era molto più grande di me. Poi quando l’ho conosciuto ho detto subito a Maria che non mi piaceva. Ho saputo che aveva tentato di strangolarla e che chi gestisce la casa famiglia aveva sporto querela ma poi mia figlia aveva ritirato tutto perché lui era riuscita a convincerla e cosi era ritornata a vivere con il marito. Io ero sempre preoccupato ma lei mi faceva sempre videochiamate e mi tranquillizzava. Ha ucciso la mia bambina, perché Maria sarà sempre la mia bambina. Voglio giustizia, quell’uomo merita l’ergastolo».

«Da due giorni il padre ha nominato l’avvocato Vito Daniele Cimiotta del foro di Marsala. «Mi sto confrontando con gli altri suoi familiari - spiega il legale del padre della vittima, l’avvocato Cimiotta - per capire che tipo di rapporti c’erano con Favara nell’ultimo periodo. Quando ho saputo che lo scorso anno, Favara aveva già tentato di uccidere la povera Maria, cercando di strangolarla con una lenza da pesca, sono rimasto basito. Probabilmente se la ragazza avesse avuto il coraggio di chiedere aiuto a chi di competenza e fosse stata realmente supportata, questa storia non sarebbe finita così”. La Procura di Marsala, intanto, ha disposto «accertamenti tecnici non ripetibili» sui due telefoni cellulari e il pc portatile sequestrati dopo l’omicidio della ventinovenne. Adesso, il pm Stefania Tredici, titolare dell’indagine, ha incaricato un consulente tecnico di verificare l’esistenza nelle conversazioni telefoniche tra la giovane e il marito. Domani cominceranno gli accertamenti. Attualmente, Ernesto Favara è rinchiuso nel carcere di Trapani. Lo scorso 27 dicembre, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Marsala Sara Quittino, l’ex pescatore ha ricostruito cosa sarebbe successo alla vigilia di Natale, sino al momento in cui ha sferrato le coltellate mortali.

 

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