Marinella di Selinunte, il fratello dell'omicida: «Ernesto diceva: mi ha fatto perdere le bambine»
È un coltello da cucina l’arma con cui Ernesto Favara, 63 anni, ha ucciso la moglie Maria Amatuzzo, palermitana di 29 anni, a Marinella di Selinunte. Lo hanno accertato i carabinieri che stanno indagando sul delitto, maturato tra le mura domestiche alla vigilia di Natale. Quando i militari dell’Arma sono arrivati nella casa, l’uomo brandiva ancora il grosso coltello. I sanitari giunti nell’abitazione hanno solo preso atto della morte della donna, massacrata con almeno 12 coltellate all’addome. Gli investigatori stanno cercando di capire il movente dell’omicidio. Pare che la donna avesse lasciato l’abitazione da qualche giorno e fosse rientrata per prendere qualche oggetto personale. In casa c’era il marito, è scoppiata una lite, forse legata alle figlie, due gemelline di appena 4 anni, che da un anno vivono in una comunità alloggio. L'autopsia sul corpo della vittima sarà effettuata domani, alle 9,30, nell’Istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, mentre l'omicida che non ha risposto alle domande del gip si trova in carcere.
Il racconto del fratello della vittima
Intanto, il fratello dell'omicida racconta quanto accaduto in quei momenti culminati nella tragedia. «Ero a casa e stavo dormendo, quando ho sentito qualcuno che gridava "aiuto, aiuto", mi sono affacciato dal balcone del primo piano sul cortile e ho visto mio fratello nel cortile ancora col coltello in mano». Lo dice Antonino Favara, 56 anni, fratello di Ernesto. I due fratelli vivono da 5 anni nello stesso appartamento: «Ma è ampio e, quindi, ognuno ha i propri spazi», racconta. Antonino Favara a pranzo era rientrato da Marsala, dove si era sottoposto ad alcuni esami medici. «Ho parlato con mio fratello chiedendogli cosa avremmo preparato per la cena di Natale - aggiunge il fratello dell’omicida - poi sono andato a letto. Nel pomeriggio ho sentito le grida, mi sono alzato, mi sono messo i pantaloni, ho preso la stampella e mi sono affacciato e ho visto mio fratello ancora col coltello in mano insanguinato». Antonino Favara, già ascoltato dai carabinieri, spiega: «Ho chiesto a mio fratello cosa aveva fatto e lui mi ha risposto: mi ha fatto perdere le bambine». L’uomo spiega che «da lunedì scorso la moglie di mio fratello non era più in casa. Ernesto non aveva mai dato segni di squilibrio». Le bambine gemelle erano state affidate a una comunità alloggio. Poi la tragedia.
Il legale del marito: «Movente da chiarire»
«Cercheremo di capire quale sia stata la matrice che ha avuto come epilogo la tragedia che si è consumata ieri a Marinella di Selinunte». Lo dice l’avvocato Margherita Barraco, difensore di Ernesto Favara. «Proveremo a capire se può essere escluso il reato a sfondo passionale o se tutto sia scaturito dalla triste vicenda legata ai figli tolti alla coppia. Resta, comunque, la gravità del gesto», chiarisce l’avvocato. Per le prossime ore è attesa l’udienza di convalida dell’arresto da parte del gip di Marsala.