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L'aereo caduto a Birgi, due inchieste per chiarire le cause: il cordoglio della politica

Fabio Antonio Altruda , il pilota morto nell'incidente a Birgi

Saranno due inchieste, quella della procura di Trapani e quella della commissione nominata dell’Aeronautica Militare, ad accertare le cause dell’incidente che ha coinvolto un Eurofighter della forza armata, precipitato mentre stava rientrando all’aeroporto di Birgi dopo una missione di addestramento, in cui è morto il capitano Fabio Antonio Altruda, l’ufficiale 33enne che pilotava il velivolo. Una tragedia che ha sollevato il cordoglio unanime della politica.

«L'incidente ha destato profonda commozione in tutto il Paese», sottolinea il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mentre la premier Giorgia Meloni, a nome del governo, parla di una «notizia che ci riempie di tristezza». I magistrati hanno aperto un fascicolo per disastro aviatorio ed acquisito le immagini riprese da una telecamera di sorveglianza di un’abitazione: si vede l’aereo in volo per pochi secondi uscito da una nuvola nella notte e poi una sorta di bagliore in cielo che potrebbe essere causato dalle luci dei carrelli, quindi la caduta improvvisa seguita dall’esplosione dopo l’impatto al suolo.

«Al momento - sottolinea la nota ufficiale dell’Aeronautica - non è possibile formulare alcuna ipotesi in merito alle cause dell’incidente: solo l’analisi dei dati e delle informazioni che già in questo momento gli inquirenti stanno raccogliendo ed acquisendo, e che verranno ulteriormente perfezionate una volta a disposizione i resti del velivolo, potrà consentire di stabilire la dinamica dei fatti». Sarà inoltre sentito nelle prossime ore il pilota dell’altro caccia che volava accanto a quello di Altruda, l’unico che ha assistito praticamente in diretta all’incidente. L’intera area in cui sono sparsi i resti dell’aereo, circa due miglia a sud est della base, è stata circoscritta ed è presidiata dalle forze di polizia: al lavoro ci sono squadre specializzate dei vigili del fuoco, un team di specialisti dell’Aeronautica che si occuperanno della messa in sicurezza della zona, del recupero dei resti dell’Eurofighter e della bonifica dei luoghi, e anche i membri della commissione d’inchiesta nominata dal capo di stato maggiore dell’Aeronautica Luca Goretti, che per tutta la giornata è rimasto nella base del 37esimo Stormo.

Nella zona dell’impatto è stata intanto recuperata la salma di Atruda. Originario di Caserta, il capitano era entrato in Aeronautica nel 2007 con il corso «Ibis 5/o» dell’Accademia aeronautica di Puzzuoli e dal marzo del 2021 era in forza al 37esimo Stormo, dove era inquadrato come pilota «combat ready». Al suo attivo aveva centinaia di ore di volo, anche all’estero: solo due mesi fa, ad ottobre, era rientrato dalla Polonia, dove l’Italia aveva schierato 4 Eurofighter nell’ambito della missione Nato a difesa dello spazio aereo dell’Alleanza.

Una task force che ha visto i caccia italiani alzarsi in volo decine di volte per effettuare quello che in gergo si chiama «scramble», l’intercettazione di velivoli - in questo caso russi - che si avvicinavano allo spazio aereo Nato. Elementi utili a determinare le cause arriveranno dall’analisi dei tracciati radar, dalle ultime comunicazioni con la torre di controllo, dalla scatola nera, dall’esame autoptico dei resti del pilota. Ci vorrà del tempo per chiarire la dinamica.

Secondo l’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Leonardo Tricarico, le cause potrebbero comunque essere più d’una. «È inusuale la rapidità con la quale l’Eurofighter è precipitato - spiega - ma raramente c'è una sola causa in incidenti di questo tipo. Se ne viene a capo solo dopo che la Commissione tecnica avrà fornito le prime risultanze. E non è detto che la scatola nera possa dare tutte le risposte».

Quello che si può dire al momento, è l’opinione del generale, «è che l'Eurofighter è un aeroplano maturo. Se avesse problemi tecnici, nei vent'anni di operatività sarebbero emersi. Per il precedente di Terracina, nel 2017, è emerso un errore umano». E dunque «potrebbero esserci anche delle concause: pilota affaticato, condizioni meteo, avaria, ecc». Di sicuro, conclude, «il pilota non lascia il suo velivolo a cuor leggero, Se c'è un’emergenza pensa ad evitare danni ed a portare in salvo l’aereo se c'è anche una minima possibilità di farlo: l’incolumità personale è l'ultimo pensiero».

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