Prima accusa il compagno della madre di violenza sessuale, poi ritratta tutto dopo tre anni, affermando di essere stata costretta dal padre a fare questa denuncia ,che subisce a sua volta un processo dal quale ne è uscito assolto. Una vicenda sull’asse Monza ,Salaparuta dove una ragazzina all’epoca dei fatti 13enne, fa scattare due processi penali per fortuna con l’assoluzione dei protagonisti.
Il Tribunale di Sciacca ha assolto, con formula piena, C. V. di anni 58 residente a Salaparuta, dalle accuse di calunnia e maltrattamenti in famiglia. L’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Incandela di Castelvetrano, era accusato di aver indotto, con violenza e minacce, la figlia C. L., di anni 13 all’epoca dei fatti, ad accusare G. C. di anni 42, convivente della madre, di violenza sessuale nei suoi confronti,che ha subito un processo del quale ne è uscito assolto. La ragazzina, 3 anni dopo la denuncia sporta presso i Carabinieri di Salaparuta nei confronti del compagno della propria madre, aveva ritrattato, riferendo agli stessi Carabinieri che a «costringerla» a fare detta denuncia era stato il padre C. V., sotto minacce e maltrattamenti, per una mera ritorsione contro l’uomo con il quale la propria madre era andata vivere dopo che era stata scoperta la loro relazione sentimentale.I fatti erano avvenuti inizialmente a Monza dove la famiglia siciliana era andata a vivere e dove la donna aveva conosciuto G.C del quale si era invaghito al punto di lasciare la famiglia per andare a vivere con quest’ultimo.
Dopo una lunga istruttoria, nel corso della quale sono stati sentiti la ragazza in questione, la madre di quest’ultima, l’imputato, nonché i Carabinieri che raccolsero ai tempi la denuncia della ragazzina e gli assistenti sociali, che erano stati informati del caso, il Tribunale di Sciacca ha posto fine alla vicenda assolvendo «perché il fatto non sussiste» C. V. di anni 58, accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Giuseppe Incandela, che ha sostenuto in dibattimento che le accuse fatte dalla ragazza, quando aveva 13 anni, se non veritiere, erano comunque frutto del racconto spontaneo della minore, mossa da evidente rancore inizialmente contro la propria madre che l’aveva abbandonata e contro il compagno di quest’ultima, visto come colui che le aveva portato via la madre. L’avvocato Giuseppe Incandela si è dichiarato soddisfatto della sentenza, che ha ristabilito la verità dei fatti, anche se il percorso processuale è stato tortuoso con l’intervento imporrante anche degli assistenti sociali.
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