Si è abbattuta sulla Sicilia la coda di maltempo, annunciata dall’allerta in undici regioni, per il passaggio temporalesco che ha concluso l’ondata di pioggia scatenatasi la notte del 15 settembre con l’alluvione nelle Marche. Si contano danni per milioni di euro nelle province di Trapani, Agrigento e Palermo, dove montagne di fango e acqua hanno invaso strade, garage, negozi e abitazioni, come a Sciacca e a Mazara del Vallo dove parte dell’ospedale Abele Ajello si è allagata e il sindaco Salvatore Quinci invoca lo stato di calamità. Un pullman delle autolinee Gallo-Sais in sosta in una piazzola lungo la statale 624, la Fondovalle che collega Sciacca a Palermo, è stato travolto da una violenta tromba d’aria presso Santa Margherita Belice (Agrigento) e buttato giù in una scarpata con dieci passeggeri a bordo, dopo avere divelto dieci metri di guard rail. Cinque persone e l’autista sono rimaste ferite e portate in ospedale a Sciacca e Castelvetrano, non sono gravi, ma si è sfiorato il peggio. Notte di preoccupazione anche nelle Marche, a Senigaglia e nei comuni dell’entroterra, dove si temeva che il fiume Misa esondasse dopo avere superato il livello di allerta. Invece, nonostante alcune ore di pioggia, quando già era stato diramato sui social l’avviso alla cittadinanza di andare ai piani superiori, il flusso d’acqua ha cominciato a scendere, e il Misa è tornato alla normalità, senza conseguenze per una regione già sconvolta dalla morte di 12 persone. Una donna di 56 anni, Brunella Chiù, ancora è dispersa e viene tuttora cercata nella zona di Corinaldo. In attesa del ritorno del caldo con quella che si preannuncia come una bella «ottobrata», la Protezione civile mette in guardia - oggi - solo da venti e mareggiate sulle coste di Sicilia, Puglia e Calabria. Mentre nelle tre province siciliane si valuta il bilancio dei danni e si lavora al ripristino di viabilità e acqua potabile, il sindaco di Mazara racconta che «fin dal primo pomeriggio abbiamo diffuso l’aggiornamento dell’allerta arancione» della Protezione civile «ma non è bastato, anche se gli interventi hanno limitato ulteriori allagamenti e peggioramenti. Troppo forte la furia dell’acqua e troppo fragile il nostro sistema di condotta fognaria». «Gli allagamenti sono ora rientrati e le strade ora sono tutte percorribili: nelle prossime ore - conclude il sindaco - chiederemo il riconoscimento dello stato di calamità per avere il ristoro economico dei danni provocati dal maltempo». Si spinge oltre il neoletto deputato dem Dario Safina che chiede al governatore Nello Musumeci di dichiarare «immediatamente lo stato di emergenza per le città della Sicilia occidentale colpite dai violenti nubifragi», senza rimandare «all’insediamento del prossimo governo regionale». E i geologi puntano il dito sul «malgoverno» del suolo. «Si è assistito ad un uso del territorio totalmente errato dal punto di vista geomorfologico. A Trapani - dice Girolamo Culmone della Società di geologia ambientale, - sono state interrate vaste aree di Saline contigue alla città, togliendo così quelle naturali vasche di espansione. Si è continuato a cementificare non ponendo la giusta attenzione ad eventi che un tempo avvenivano raramente e che oggi si ripetono più spesso».