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Perse la vita in un naufragio: assolto il pescatore di San Vito Lo Capo proprietario della barca

Il porticciolo di San Vito Lo Capo

Si chiude dopo cinque anni con una assoluzione «perché il fatto non sussiste», la vicenda che aveva visto coinvolto con la pesante accusa di naufragio e omicidio colposo Vincenzo Battaglia, pescatore di San Vito Lo Capo. Il giudice monocratico presso il Tribunale di Trapani Chiara Badalucco, ha infatti assolto Battaglia assistito dagli avvocati Giuseppe Adragna e Alfredo Galasso.

I fatti risalgono al 22 febbraio del 2017 e vedono come teatro della tragedia il mare tra Valderice e Custonaci. Vincenzo Battaglia con due amici, Domenico Maniaci e Raffaele Morana, era uscito in mare per una battuta di pesca a bordo di una piccola imbarcazione da diporto, salpata dal porto di San Vito Lo Capo. A largo tra Valderice e Custonaci, poi la tragedia. Il natante in vetroresina di circa quattro metri e mezzo di lunghezza, iniziò ad imbarcare acqua, affondando parzialmente. Nel naufragio perse la vita Domenico Maniaci, 40 anni. Per più di quattro ore gli occupanti rimasero aggrappati all’imbarcazione rimasta a pelo d’acqua. Maniaci, ormai stremato ad un certo punto lasciò la presa, finendo sott’acqua. Morto per annegamento, scrisse il medico legale quando eseguì l’ispezione cadaverica.

Il dramma si era consumato davanti agli occhi dei suoi compagni che nulla hanno potuto fare per aiutarlo. Quando il natante, spinto dalla corrente, era a circa cinquanta metri dalla riva, Vincenzo Battaglia riuscì a raggiungere a nuoto la terraferma, dando finalmente l’allarme. Erano le 6,35 del 23 febbraio, quando alla sala operativa della Capitaneria di porto di Trapani giunse quella richiesta di soccorso. Una motovedetta della guardia costiera assieme ad una barca di pescatori sanvitesi raggiunse così il tratto di mare teatro del naufragio ma era troppo tardi per Maniaci.

L’altro superstite, Raffaele Morana, per fortuna era ancora aggrappato al natante. Fu allora trasferito sulla motovedetta e trasportato a riva e da qui in ospedale. Parallelamente alle indagini aperte in Procura, anche la Capitaneria di porto indagò. I due superstiti furono a lungo interrogati dai militari della guardia costiera, che cercarono di ricostruire l’accaduto. Per gli inquirenti Battaglia «non avrebbe preso le precauzioni necessarie e non avrebbe valutato i rischi legati alle cattive condizioni meteorologiche». Nel corso del dibattimento è invece emerso che quando l’imbarcazione lasciò il porto di San Vito Lo Capo, le condizioni meteo non erano affatto proibitive. Solo in tarda serata si alzò una forte brezza marina che fece increspare il mare formando un moto ondoso che provocò il capovolgimento del natante. Praticamente si trattò di una tragica fatalità.

 

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