Gli inquirenti della procura di Firenze che indagano sulle stragi mafiose del 1993 - autobombe di Roma, Firenze, Milano - stanno seguendo un filo investigativo che li ha portati ad Alcamo Marina (Trapani), dove un confidente della polizia avrebbe dato indicazioni sulla possibilità che il duplice omicidio del 27 gennaio 1976 di due carabinieri della locale caserma dell’Arma, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, sia stata «un’operazione militare, un’operazione di Gladio».
Lo riporta stamani il quotidiano La Nazione, facendo emergere la possibile ipotesi di un fiancheggiamento di Gladio alla mafia in quel duplice omicidio, pur in anni molto precedenti alle stragi del '93.
Gli inquirenti fiorentini hanno interrogato il poliziotto che ricevette la confidenza, una circostanza che compare in un libro scritto dalla vittima di un eclatante caso di errore giudiziario, Pasquale Gulotta, muratore emigrato in Toscana che venne condannato ingiustamente all’ergastolo con altri tre imputati proprio per l’omicidio dei due carabinieri di Alcamo Marina. Gulotta, 19enne all’epoca dei fatti, ha subìto 22 anni di ingiusta detenzione finché non ha potuto dimostrare la sua innocenza ed è stato assolto in sede di revisione del processo.
Il poliziotto interrogato ora dai pm di Firenze, Antonio Federico, nel settembre 1993 grazie alla sua fonte fece trovare in un villino di Alcamo un deposito di armi che, ricostruisce sempre La Nazione, sarebbe stato nella disponibilità di due altri carabinieri «in odore di servizi segreti». Sempre nel villino la fonte del poliziotto fece ritrovare dentro un volume la fotografia di una «donna sconosciuta» somigliante a quella dell’identikit femminile diffuso dopo la strage di via Palestro a Milano. Ora, secondo le tecnologie attuali usate dal Ros dei carabinieri, in base a una comparazione fra l’identikit e una foto segnaletica, c'è il 67% di possibilità che sia il volto di Rosa Belotti, la donna bergamasca ultima indagata per le stragi del '93, la quale però nega ogni coinvolgimento.
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