C'è un alcamese tra i 29 arrestati per la rivolta nel carcere di Melfi del 9 marzo 2020. Si tratta di Vincenzo Campo, classe 68, unico siciliano per il quale è scattata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Durante la sommossa, personale sanitario e agenti della polizia penitenziaria furono sequestrati per circa nove ore e poi liberati grazie all'intervento delle forze dell'ordine. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, avevano portato ad altre undici ordinanze eseguite nel mese di settembre dello scorso anno nei confronti di detenuti che non avevano proposto ricorso per Cassazione: ora, dopo che la Suprema Corte ha rigettato i ricorsi sull'inammissibilità, ci sono stati i nuovi arresti. I rivoltosi devono rispondere dei reati di sequestro di persona e di devastazione.
Rivolta nel carcere di Melfi, chi è Vincenzo Campo
Il nome di Vincenzo Campo è legato all’operazione antimafia “Crimiso” condotta dalla Squadra Mobile di Trapani e coordinata dalla procura distrettuale di Palermo che nel giugno 2012 portò all’arresto di dodici persone. Fra questi c'era appunto l'imprenditore Campo, ritenuto faccendiere di cosa nostra, poi condannato in primo grado nel febbraio 2014 dal Tribunale di Trapani per reati tributari, in particolare per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi e dell’Iva e reati fallimentari come bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, per la gestione fallimentare della società “Centro Distribuzione Merci Alcamese Surl”, legalmente rappresentata da un prestanome totalmente estraneo all’amministrazione dell’impresa.
La Corte di Appello, con sentenza del febbraio 2015, aveva confermato il dispositivo di condanna in primo grado. Campo fece ricorso ma la Corte di Cassazione nel gennaio 2016 sancì l’irrevocabilità della decisione del Tribunale di Trapani, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dall’imputato.
L’arresto per l’operazione “Crimiso” lo portò ad una condanna a sette anni e otto mesi. Per i reati finanziari ha avuto inflitti quattro anni. Fu anche destinatario poco tempo dopo l’arresto di una confisca di beni per oltre 800 mila euro.
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