Trapani

Martedì 30 Aprile 2024

Trapani culla della mafia nella fiction Makari: il sindaco protesta. Savatteri: «Non si neghi la storia»

Una scena del film

Il sindaco di Trapani accusa i creatori della serie tv Makari di aver dipinto Trapani solo come culla della mafia, dimenticando gli episodi di «resistenza» civile. «Non possiamo certamente negare i fatti storici e sociali, come quelli di cronaca giudiziaria, ma fotografare l’immagine di una città intera con la parola mafia, pur non citando mai direttamente Trapani, è comunque una ricostruzione errata ed inappropriata oltre che parziale ed assolutamente ingenerosa», afferma Giacomo Tranchida.

La replica di Savatteri: "Non si può negare la storia"

Un'accusa simile era arrivata anche dal sindaco di Siculiana, Giuseppe Zambito, che si era lamentato dopo la prima puntata per aver visto associato alla mafia il none del suo Comune. Critiche erano arrivate anche dal consigliere comunale Anna Garuccio (Udc) aveva invitato l'amministrazione a non sovvenzionare più lavori cinematografici «ove l'immagine della città di Trapani venga denigrata e associata alla mafia». Accuse alle quali ha risposto lo scrittore Gaetano Savatteri che ha ricordato come la storia «non si può negare».

Da Montalto a Rostagno, gli esempi della resistenza

«Nel nostro territorio, non nascondiamoci dietro a un dito - aggiunge Tranchida - non dobbiamo solo registrare fatti di mafia e relative collusioni imprenditoriali, politiche e financo istituzionali, ma la nostra terra altresì è bagnata dal sangue di tante vittime di mafia che hanno opposto resistenza al fenomeno criminale politico-mafioso, come da tante sentinelle di legalità ed impegno civile, tanto istituzionali quanto sociali. Senza andare lontano e rimanere nel trapanese penso ai giudici Giacomelli e Montalto, a Rostagno, come a tantissime donne e uomini siciliani e non che hanno perso la vita per rendere libera questa terra dalle mafie» e «penso all’impegno sociale di tanti giovani, emblematico l’esemplare testimonianza di Margherita Asta (figlia di Barbara e sorella di Giuseppe e Salvatore Asta vittime dell’attentato mafioso al giudice Palermo) nell’Associazione Libera oltre all’azione formativa del mondo della scuola nel tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e per non dimenticare». «Sottovalutare il valore della resistenza civile avverso il fenomeno mafioso e le sue degenerazioni - conclude Tranchida - non rende omaggio alla storia e verità di cui siamo orgogliosi e che dobbiamo tutti imparare a raccontare. Mi piacerebbe che, in futuro, il regista di Màkari di questo potesse raccontare sul grande schermo: di questa terra baciata dal sole, bagnata dal sangue della resistenza ed accarezzata dal vento del riscatto».

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