Il padre della diciottenne che ha denunciato uno stupro di gruppo a Campobello di Mazara non ha voluto coprire i giovani accusati di averlo fatto. Il quadro di quanto avvenuto nel trapanese emerge in modo chiaro sia dalle carte, lette dall’AGI, sia da una precisazione della procura di Marsala, che smentisce le ricostruzioni avanzate da diversi media nelle ultime ore.
«Dopo un iniziale momento di incredulità dovuto all’estrema gravità del fatto denunciato, il genitore della persona offesa si è mostrato solidale nei confronti della figlia e ha collaborato con gli inquirenti ai fini dell’accertamento della verità», ha affermato il procuratore capo di Marsala, Vincenzo Pantaleo. Erano in cinque la sera dello stupro, tra cui un minorenne per cui i magistrati stanno proseguendo separatamente.
La circostanza indicata dalla Procura riguarda l’approccio del padre della vittima, affetto da una patologia alla vista, che il giorno seguente all’episodio, ed alcune ore dopo la denuncia della figlia, si è diretto alla stazione dei carabinieri di Campobello di Mazara, accompagnato dai quattro ragazzini presenti la notte della violenza sessuale e indicati nel primissimo interrogatorio della vittima.
Davanti al piantone, si legge nell’ordinanza del gip Riccardo Alcamo, il padre aveva riferito «che gli stessi fossero 'bravi ragazzi' e che le ferite alle braccia subite dalla figlia sarebbero state procurate dal tentativo dei ragazzi di riportarla a casa». Quando l’uomo è stato interrogato dai carabinieri titolari dell’indagine, ha ricostruito l’intera vicenda senza alcuna remora. Altrettanto ha fatto il fratello della ragazza.
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