Nonostante gli sconsigli del governo, otto pescherecci di Mazara del Vallo si sono spostati al largo di Bengasi, in zone poco sicure. Le imbarcazioni sono concentrate in un’area relativamente ristretta a circa 35-40 miglia dalla costa della Libia, in attività di pesca. Altri tre pescherecci si trovano attualmente a circa 6 miglia fuori dalla ZPP libica, sulla verticale di Misurata, anch’essi in attività di pesca. Il governo italiano ha rivolto l'invito ad allontanarsi dalla 'zona a rischio'. Sono il 'Giuseppe Schiavone', 'Anna Madre', 'Fenice', 'Michele Giacalone', 'Aliseò, 'Nuovo Cosimo', 'Antonino Pellegrino', 'Luciano Giacalone' (quest’ultimo iscritto al registro navale di Napoli, anche se l’armatore è di Mazara del Vallo). I pescherecci si trovano tutt'ora in una zona a 40 miglia da Bengasi, in acque internazionali, ma che la Libia dal 2005 riconosce, unilateralmente, come propria zona esclusiva di pesca. «Ci sentiamo una categoria senza difese - commenta Santino Adamo, presidente Federpesca Mazara del Vallo - Noi rivendichiamo il diritto storico di poter lavorare in quelle zone. Per i nostri pescherecci che praticano la pesca d’altura quelle acque internazionali sono pescose e i nostri equipaggi hanno la necessità di lavorare con serenità. Ci aspettiamo che il governo, piuttosto che sconsigliare di stare lì, difenda i nostri equipaggi che, legittimamente, sono lì per guadagnarsi da vivere».