È uno studio contabile di Sirmione il cuore dell’inchiesta della Procura di Brescia che ha portato all’arresto di 24 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di 104 persone nell’ambito di un’inchiesta per evasione fiscale, attraverso un complesso e articolato sistema volto alla creazione di falsi crediti tributari per diversi milioni di euro, che venivano ceduti ai clienti dietro il pagamento di un corrispettivo, al fine di compensare i debiti da loro maturati verso l’erario.
Sono coinvolte 126 società tra cartiere e imprese realmente operanti con sede a Brescia, Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Torino, Pavia, Alessandria, Parma, Genova, Firenze, Roma, Latina, Salerno, Bari, Trapani. Sono state emesse dagli indagati fatture per operazioni inesistenti per circa 270 milioni di euro, che hanno consentito di abbattere, complessivamente, un debito Iva per circa 47 milioni di euro ed evadere l’Ires per oltre 58 milioni di euro, oltre che di cedere crediti fittizi per 21 milioni di euro.
«Per realizzare questa maxi frode è stata messa in campo una rete sovranazionale. I promotori della frode sono consulenti fiscali» ha spiegato il procuratore capo di Brescia Francesco Prete. I principali coinvolti sono Fabio Nevio Cherin, con studio a Sirmione, Luisa Franzoni, amministratore dell’omonimo studio sempre a Sirmione e la madre Giovanna Ferlinghetti. Arrestato anche Massimo Battezzi, a capo di numerose società ritenute cartiere e già arrestato a febbraio di un anno fa nell’ambito di un’altra inchiesta fiscale.
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