Bartolomeo De Martino, imprenditore di 58 anni che opera nel settore della vendita e distribuzione di acqua potabile, tratto in arresto con l’accusa di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio dai finanzieri del comando provinciale di Trapani, in sede di interrogatorio di garanzia ha confermato ogni addebito. De Martino è stato arrestato al termine di una lunga attività d’indagine del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Trapani.
Secondo l’accusa la società amministrata da De Martino non avrebbe versato all’erario oltre 500 mila euro di imposte. Inoltre l’imprenditore, secondo la magistratura «in seguito alla dichiarazione di fallimento e, nonostante gli interventi repressivi subìti, aveva continuato a lavorare per mezzo di una ditta individuale, priva di qualsiasi patrimonio, che è risultata completamente sconosciuta al fisco».
Infine nel corso delle attività delle fiamme gialle era emerso, che dopo la vendita di alcune partite di acqua a società operanti nel settore marittimo De Martino, aveva distratto i relativi incassi della società dallo stesso amministrata utilizzandoli presso una sala giochi di Trapani, circostanzache ha portato la Procura a contestargli anche il reato di autoriciclaggio.
Quella appena eseguita dagli investigatori del Nucleo Polizia Economico -Finanziaria del Comando provinciale di Trapani, è però solo l’ultima di una serie di operazione portata a termine negli ultimi mesi del 2020 e fino a venerdì. L’ultima attività è dello scorso 28 dicembre ed ha riguardato l’individuazione e la denuncia da parte delle fiamme gialle di 127 persone in tutta la provincia che fruivano del reddito di cittadinanza simulando uno stato di indigenza economica, percependo indebitamente somme di denaro per un importo complessivo pari a circa 1,2 milioni di euro.
Tra i falsi poveri anche due nomi importanti nel panorama della lotta alla mafia nel Trapanese e le mogli di altri tre uomini vicini a cosa nostra. Tutte e tre non avevano dichiarato le condanne dei mariti. Appena qualche giorno prima una indagine congiunta ancora del Nucleo Polizia Economico -Finanziaria e Polizia, era sfociata in un provvedimento di confisca di beni che ha colpito due imprenditori di Mazara, i fratelli Carlo e Giuseppe Loretta, condannati in passato per la vicinanza alla cosca mafiosa di Mazara. L’ordine di confisca, per circa 2 milioni di euro, è stato deciso dai giudici del Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani.
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