Non interrompere le relazioni, anzi attivare «la rotta del dialogo e dell’incontro». E’ questo uno dei passi della lunga lettera che il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, ha consegnato ai diciotti pescatori liberati dopo essere stati trattenuti 108 giorni a Bengasi. E che ora chiedono di tornare «al più presto in mare, ma in condizioni di sicurezza». E’ stato lo stesso Mogavero a consegnarla stamattina, nel primo incontro ufficiale (dopo il loro arrivo lo scorso 20 dicembre) tra il prelato, il sindaco Salvatore Quinci, il presidente del Consiglio comunale, Vito Gancitano, e i pescatori con le loro famiglie. «Non tutto può tornare come prima - ha ribadito il vescovo - dobbiamo cogliere questa occasione favorevole per una inversione di rotta radicale; il Vangelo direbbe per una profonda conversione. Ora che questa esperienza non è più cronaca, deve rimanere una vera e profonda relazione». Nelle relazioni ma anche nel lavoro pratico dei pescatori, per garantirgli maggiore sicurezza. Il vescovo davanti alle famiglie ha ribadito il ruolo di mogli e madri, «donne esemplari, che completano quanto voi fate sulle barche, in mezzo al mare. La loro capacità di farsi carico del peso della vita, delle necessità del quotidiano, delle sfide dell’educazione dei figli e dei tempi lunghi di attesa, e anche delle sensazioni di paura e di solitudine. Ho pensato che come Maria, la giovane ragazza di Nazareth, anche loro, le donne mazaresi, alcune molto giovani, altre più grandi e cariche di esperienza e di sacrifici, fanno delle vostre case e delle vostre famiglie un luogo benedetto dove i figli imparano la difficile arte della vita buona. Le mie mani, sospese tra le vostre barche e le vostre case, restano ancora pronte a pregare, a supplicare, a benedire. Al vescovo (ma anche al sindaco, presidente del consiglio, rappresentanti sindacali e vice economa della Diocesi) le famiglie dei pescatori hanno donato una targa ricordo. L’artista Manuela Marascia, invece, ha donato una tela al Comune dove sono raffigurati tutti i pescatori appena liberati sulla banchina del porto di Bengasi.