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Peculato, annullato il sequestro di beni per l'ex vescovo di Trapani

Il gup di Trapani ha annullato il sequestro dei beni del valore di 3 milioni di euro nei confronti dell’ex vescovo Francesco Miccichè, rinviato a giudizio per peculato con i fondi dell’8 per mille. Si tratta di circa 60 oggetti sequestrati nel 2015 dagli agenti del Corpo Forestale e i militari della Guardia di Finanza nell’ambito delle indagini che riguardarono la gestione della Curia di Trapani. Il gup Samuele Corso ha emesso il provvedimento in giornata, sciogliendo la riserva assunta nell’udienza dello scorso 23 luglio, in cui l’ex vescovo è stato rinviato a giudizio. I beni verranno restituiti nei prossimi giorni.

Nel 2012 Miccichè venne rimosso da Papa Benedetto Ratzinger in seguito a una visita ispettiva eseguita dal «visitatore apostolico», monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo. «Soddisfazione viene espresse dal Collegio difensivo del Vescovo, costituito dagli avvocati Mario Caputo, Francesco Troìa e Nicola Nocera - dicono in una nota - che da anni sostiene l’insussistenza di ogni fondamento giuridico del sequestro probatorio, nell’attesa di chiarire in dibattimento l’assoluta innocenza anche dalle rimanenti accuse a suo carico». Nel corso di due perquisizioni - del 9 aprile e del 7 maggio 2015 - vennero sequestrati beni a vocazione religiosa e funzione liturgica, quadri e statue votive ma anche un pianoforte, mobilio e vasellame. Secondo l’accusa dei pm di Trapani i beni erano stati sottratti dalla Fondazione Auxilium di Valderice e illecitamente spostati presso la residenza dell’ex vescovo Miccichè a Monreale.

«Si trattava di beni personali provenienti - continua la nota dei legali - per la maggior parte, da donazioni ricevute dai fedeli in occasione delle visite Pastorali ma anche di beni di proprietà della sorella, ingiustamente, privata della disponibilità di oggetti a lei cari, alcuni dei quali addirittura ricevuti in occasione delle sue nozze». AGI

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