Giuseppe Calcagno, 46 anni di Campobello di Mazara, considerato il presunto "postino" di Matteo Messina Denaro, è stato scarcerato dai giudici del Riesame di Palermo. L'uomo era stato arrestato lo scorso 20 giugno, assieme a Marco Manzo, pregiudicato tuttora in carcere. In seguito al provvedimento Calcagno - difeso dagli avvocati Franco Messina e Raffaele Bonsignore - ha lasciato il carcere di Trapani. Secondo l’accusa «il ruolo svolto da Giuseppe Calcagno ha consentito al reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, Vito Gondola, l’esercizio delle sue funzioni apicali, eseguendone puntualmente gli ordini. Calcagno ha costituito un punto di riferimento nel segreto circuito di comunicazioni finalizzate alla veicolazione dei pizzini del latitante Matteo Messina Denaro». In totale sono 15 le persone indagate nel medesimo fascicolo, tutti sottoposti a perquisizione la mattina del blitz, in cui il latitante è accusato di estorsione. Anche il ruolo di Marco Manzo è servito a favorire l’esercizio della posizione di comando da parte di Gondola, tanto da essere accusato di aver partecipato a riunioni e incontri con altri membri dell’organizzazione e ha favorito lo scambio di informazioni, anche operative, con membri e vertici delle famiglie mafiose della provincia di Trapani e di altre province. E’ accusato anche per essere intervenuto nella risoluzione dei conflitti interni, imponendosi nel territorio quale imprenditore del settore di carburanti in posizione dominante in forza dalla sua appartenenza a Cosa nostra. Marco Manzo è indagato, in concorso, anche per aver costretto un dipendente di una società per la vendita di carburanti di Campobello di Mazara a rassegnare le proprie dimissioni, rinunciando al pagamento degli stipendi arretrati e alle altre spettanze economiche. Era stato condannato per aver favorito la latitanza del boss mafioso Vincenzo Sinacori e successivamente per danneggiamento aggravato ai danni dell’abitazione di un politico di Castelvetrano.