Settantamila euro in contanti sono stati trovati dalla guardia di finanza di Palermo in una cassetta di sicurezza dell’ex direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, Fabio Damiani, arrestato il mese scorso su richiesta della Procura del capoluogo siciliano, nell’ambito di un’inchiesta su quattro grandi appalti pilotati nella sanità siciliana. Nello stesso ambito era stato messo ai domiciliari l’ex commissario per l’emergenza Covid in Sicilia, Antonio Candela. Il denaro non rientra fra quello sequestrato dal Gip Claudia Rosini (110 mila euro, già congelati altrove) ma è stato comunque reso indisponibile sia per l’ex manager, che si trova in carcere con l’accusa anche di corruzione, sia per i familiari. E’ stato lo stesso Damiani, che fu pure responsabile della Cuc, la centrale unica di committenza della Regione sicilia, ad ammettere il possesso di quei contanti e a consegnare la chiave della cassetta di sicurezza ai finanzieri guidati dal colonnello Gianluca Angelini e coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, con i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini. Anche se Damiani - che davanti ai magistrati poi si è avvalso della facoltà di non rispondere - non ne avesse parlato, la cassetta di sicurezza sarebbe stata comunque facilmente individuata dagli investigatori. Nell’indagine, denominata «Sorella sanità», si ipotizzano condizionamenti degli appalti sulle forniture di beni e servizi a ospedali e Aziende sanitarie dell’Isola per 600 milioni di euro e finora sono state individuate tangenti date o promesse per 268 mila euro. L’ipotesi dell’accusa è che il denaro contante ritrovato nella cassetta di sicurezza non venisse versato nei conti ufficiali proprio per la sua provenienza sospetta. Le indagini sono in corso per accertarne l’origine.