Sette anni di carcere sono stati chiesti dai pm della Dda Francesca Dessì e Pierangelo Padova per l'ex sindaco Dc di Castelvetrano Antonio Vaccarino, 74 anni, imputato davanti il Tribunale di Marsala per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, con l’aggravante mafiosa. Vaccarino, nuovamente rinchiuso in carcere lo scorso 10 gennaio, era stato arrestato il 16 aprile 2019 insieme a due carabinieri (il tenente colonnello Marco Alfio Zappalà e l'appuntato Giuseppe Barcellona), nell’ambito delle indagini sul latitante Matteo Messina Denaro. Secondo i pm della Dda, l’ex sindaco, che lo scorso era stato scarcerato dopo 15 giorni in cella, avrebbe ricevuto da Zappalà, in servizio alla Dia di Caltanissetta, uno stralcio di una intercettazione e l’avrebbe girata a Vincenzo Santangelo, titolare di un’agenzia funebre già condannato per mafia. Ad essere intercettata fu una conversazione tra due soggetti che parlavano del funerale di Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Matteo Messina Denaro e collaboratore di giustizia morto nel gennaio 2017 per una grave malattia. Alla prima udienza del processo, lo scorso 25 febbraio, Vaccarino chiese di rendere dichiarazioni spontanee. «Ho sempre combattuto la mafia - si difese l’ex sindaco - Ho contribuito alla sconfitta della sua manovalanza. Le forze dell’ordine lo possono confermare. Ho collaborato con i servizi segreti e a questo devo la mia condanna a morte da parte del sanguinario Matteo Messina Denaro. Per i mafiosi sono un morto che cammina, ma io, da ex sindaco, non fuggo. Però, mi strazia il cuore l'infamia di un favoreggiamento a persone che ho sempre combattuto». E dopo parole di stima per i giudici, concluse dicendo che crede «nel giudizio di Dio».