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Traffico di migranti e sigarette a Marsala, riparte il processo per 8 imputati

È stato avviato, davanti la Corte d’assise di Trapani, il processo alle otto persone coinvolte, il 23 luglio 2019, nell’operazione della Guardia di finanza di Marsala «Sea Ghost». Le accuse mosse sono associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratta di esseri umani e al contrabbando di sigarette estere.

Imputati sono Angelo Licciardi, di 60 anni, pregiudicato, che per gli investigatori sarebbe stato al vertice dell’organizzazione criminale, Giuseppe Vasile, di 63, imprenditore edile, e Giuseppa Randazzo, di 47, rappresentante legale di una cooperativa agricola, tutti di Marsala, Sergio Carpentieri, di 50, di Trapani, e i tunisini Montasar Bouaicha, di 30, Nizar Zayar, di 33, Fathi Taleb, di 35, e Nabil Zayar, di 37, entrambi latitanti.

Ieri, ad inizio udienza, uno dei difensori, l’avvocato Luigi Pipitone, che ha chiesto ai giudici di dichiarare la «nullità» del decreto di «giudizio immediato" con cui, in gennaio, il gip di Palermo Antonella Consiglio, accogliendo la richiesta della Dda, ha mandato gli imputati a processo. Secondo il difensore, infatti, non poteva essere disposto il giudizio immediato perché «non vi era l’evidenza della prova». Sull'eccezione, la Corte si pronuncerà il 15 giugno.

Gli imputati avrebbero chiamato «agnelli» i migranti che trasportavano dal Nord Africa alla Sicilia, insieme con le sigarette di contrabbando, utilizzando gommoni veloci, in grado di viaggiare di notte anche a 30 nodi, sui quali caricavano 10-12 persone e 250-300 chili di «bionde». I migranti sarebbero stati costretti a pagare, per il viaggio, tra i 1.500 e i 4 mila euro.

Spesso sarebbero stati minacciati anche con pistole e coltelli. Licciardi si occupava della gestione contabile dell’associazione, curando la ripartizione dei profitti e provvedendo inoltre, con l’ausilio di Vasile, all’acquisto e alla custodia delle imbarcazioni. Sbarcati in Sicilia, i migranti, secondo l’accusa, venivano regolarizzati grazie alla "complicità» di Giuseppa Randazzo, che avrebbe stipulato contratti di lavoro fittizi per consentire ai clandestini di ottenere e rinnovare il permesso di soggiorno. Carpentieri avrebbe fornito uno dei gommoni usati per gli sbarchi. I nordafricani, invece, curavano direttamente in Tunisia il procacciamento dei migranti e delle sigarette da trasportare, svolgendo anche le mansioni di scafisti.

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