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Falsi invalidi e loggia segreta a Trapani, indagini concluse per 28 persone

Giovanni Lo Sciuto e Rosario Orlando

Avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 28 tra medici, assistenti socio-sanitari, componenti delle Commissioni mediche per l'accertamento dell’invalidità civile e delle Commissioni mediche per l’accertamento dell’handicap dell’Inps-Ufficio di Trapani: sono ritenuti responsabili di falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. A notificare l'avviso, emesso dalla Procura di Trapani, i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani.

L'indagine rappresenta la prosecuzione dell’operazione "Artemisia" nella quale il 21 marzo del 2019 i carabinieri arrestarono 27 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione. Altri 5 indagati furono destinatari di misura cautelare del divieto di dimora.

L'inchiesta ha consentito di accertare "numerosi casi di irregolarità sia nella composizione reale delle commissioni sia nella successiva formalizzazione su referto; la constatazione circa la ripetitività di tali comportamenti permetteva di inquadrare tali condotte in una cornice sistemica e di abitualità nonchè di prassi consolidata - sottolineano i carabinieri -. Infatti, nei ben 162 casi sono state rilevate palesi falsità nella redazione dei verbali di Commissione in ordine alla dichiarata - ma non effettiva - presenza di uno o più componenti della stessa, come previsti dalla legge".

Ambito maggiormente interessato, per il numero dei casi riscontrati, a tali prassi irregolari si è rivelato quello relativo al riconoscimento dell’handicap. "In tale contesto, infatti, è stata accertata persino l’assenza dello stesso operatore sociale, ovvero - concludono gli inquirenti - l’unico professionista deputato al riconoscimento del beneficio da parte dell’ente".

Le indagini svolte all’epoca, ricordano gli inquirenti, permisero di accertare che Giovanni Lo Sciuto, ex deputato regionale, "aveva creato uno stabile accordo corruttivo con Rosario Orlando - già responsabile del Centro medico legale dell’Inps e poi collaboratore esterno dello stesso ente quale 'medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili' - che riusciva a corrompere, attraverso regalie ed altre utilità".

Da Orlando, inoltre, l’ex deputato regionale "otteneva la concessione di numerose pensioni di invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge, a favore di persone da lui segnalate, garantendosi così l’ampiamento della base di voti per le varie tornate elettorali".

Accertato come, in almeno 162 casi, le commissioni di riconoscimento di invalidità civile e accertamento dell’handicap "non erano composte secondo quanto previsto dalla legge", che "non venivano eseguiti i dovuti accertamenti sugli aspiranti beneficiari", ma che, tuttavia, "i componenti apponevano la propria firma ad attestazione di accertamenti medico legali mai svolti".

L'inchiesta ha consentito di accertare "numerosi casi di irregolarità sia nella composizione reale delle commissioni sia nella successiva formalizzazione su referto; la constatazione circa la ripetitività di tali comportamenti permetteva di inquadrare tali condotte in una cornice sistemica e di abitualità nonchè di prassi consolidata - sottolineano i carabinieri -. Infatti, nei ben 162 casi sono state rilevate palesi falsità nella redazione dei verbali di Commissione in ordine alla dichiarata - ma non effettiva - presenza di uno o più componenti della stessa, come previsti dalla legge".

Ambito maggiormente interessato, per il numero dei casi riscontrati, a tali prassi irregolari si è rivelato quello relativo al riconoscimento dell’handicap. "In tale contesto, infatti, è stata accertata persino l’assenza dello stesso operatore sociale, ovvero - concludono gli inquirenti - l’unico professionista deputato al riconoscimento del beneficio da parte dell’ente".

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