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Razzismo, imputato condannato per rissa a Marsala

Una mega rissa scatenata da un’aggressione a sfondo razziale è sfociata in un processo che, davanti il Tribunale di Marsala, ha visto la condanna a cinque mesi di reclusione, con pena sospesa (subordinata, però, a lavori di pubblica utilità), di Salvatore Luciano Pantaleo, di 44 anni, con precedenti penali. E’ stato, invece, assolto Andrea Massimiliano Alagna, di 49 anni, che offese le forze dell’ordine intervenute, accusandole, si legge nel verbale della Guardia di finanza, di non difendere gli italiani e «contornando i suoi discorsi con frasi di odio razziale».

Secondo alcuni protagonisti della rissa, i marsalesi avrebbero aggredito i giovani africani dopo che questi si sarebbero lasciati andare a qualche complimento non gradito a ragazze locali. Ma c'è anche chi esclude tale ipotesi. Teatro della violenta lite, la notte del 9 luglio 2017, fu piazza della Vittoria. E in particolare i giardini fuori Porta Nuova.

Il processo si è tenuto davanti al giudice monocratico di Marsala Bruno Vivona. Tre i giovani africani aggrediti e coinvolti nella rissa: Gaye Diarra, nato in Mali, Ibrahim Suware, gambiano, Yaya Sow Mohammadou, della Guinea, tutti nati nel 2000, e Barry Mamadou, anche lui della Guinea, nato nel 1993. Quest’ultimo, al Pronto soccorso dell’ospedale «Borsellino», fu dichiarato in «prognosi riservata» per «trauma cranio-facciale, frattura con affondamento della parete mediale dell’orbita destra, frattura ossa del naso e trauma addominale». A cercare di sedare la rissa, alla quale poi parteciparono parecchie delle persone presenti nella piazza, furono polizia, carabinieri e guardia di finanza.

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