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Corruzione, l'armatore Morace malato: prosciolto dal gup, beni dissequestrati

Vittorio Morace

Vittorio Morace è malato, dunque il gup di Palermo ha dichiarato per lui il non luogo a procedere. L'armatore, capostipite della famiglia di armatori proprietaria della Liberty Lines, non è ritenuto in grado di partecipare coscientemente al processo. Era finito sotto accusa per corruzione insieme, tra gli altri, al figlio Ettore, a una serie di politici tra cui l'ex governatore siciliano Rosario Crocetta, all'ex sottosegretario Simona Vicari e ad alcuni funzionari regionali.

Il gup di Palermo, sulla base di una perizia medica chiesta dal suo legale, l'avvocato Sergio Monaco, ha dichiarato nei suoi confronti il non luogo a procedere in relazione alla malattia che lo ha colpito. Sono stati inoltre dissequestrati beni per 10 milioni di euro sequestrati nei mesi scorsi dalla Dia.

Il patrimonio resta però nella disponibilità dello Stato in quanto è pendente il procedimento di prevenzione davanti alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.

Il 18 dicembre si terrà l'udienza davanti alla sezione misure di prevenzione del tribunale che dovrebbe concludersi, come il processo penale, con la presa d'atto della incapacità mentale dell'armatore che dovrebbe far cadere la possibilità di applicarli la misura personale della sorveglianza speciale.

Resta l'incognita della misura patrimoniale del sequestro del patrimonio: beni mobili ed immobili, terreni, quote azionarie e rapporti finanziari, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro su cui i giudici dovranno pronunciarsi. L'inchiesta è di due anni fa. Per i magistrati, i Morace avevano creato un vero e proprio sistema corruttivo potendo contare sulla complicità dell'ex dirigente dirigente dell'Assessorato regionale ai Trasporti Salvatrice Severino.

Era lei a fare i bandi per i collegamenti con le isole minori. Bandi che avrebbero favorito gli interessi della compagnia di navigazione degli armatori napoletani. Dall'inchiesta emerse che grazie all'aiuto della dirigente, i Morace, attraverso le cosiddette compensazioni finanziarie, avrebbero guadagnato in 6 anni 10 milioni in piu' di quanto legittimamente gli sarebbe spettato. La Severino sarebbe stata ripagata con regali, viaggi e l'assunzione della figlia. Uno scambio venuto meno quando al suo posto arrivo' Dorotea Piazza, la nuova funzionaria, insospettita dai testi dei bandi, si rivolse agli inquirenti. I Morace avrebbero potuto contare anche su un'altra serie di funzionari che, in cambio di viaggi gratis sugli aliscafi della compagnia, avrebbero contribuito a predisporre bandi di favore.

L'indagine travolse anche l'ex sottosegretario Vicari accusata di aver caldeggiato un emendamento alla Legge di Stabilita' che, incidendo sull'Iva nei servizi di trasporto marittimo, avrebbe fatto risparmiare all'armatore un milione e mezzo, causando, pero', un ammanco di 7 milioni nelle casse dello Stato. Per ringraziarla, Morace le avrebbe comprato un Rolex da 5.800 euro. Sotto accusa tra gli altri finì anche Girolamo Fazio, all'epoca candidato sindaco a Trapani: in cambio di regali, favori e sostegno finanziario alla campagna elettorale, si sarebbe attivato nel bloccare consulenti regionali sgraditi a Morace, nel perorare un suo ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa su una gara annullata dalla Regione e favorire nelle scelte politiche e amministrative l'armatore. Coinvolto anche Rosario Crocetta, ex governatore siciliano, rinviato a giudizio nelle scorse settimane per corruzione insieme al suo ex segretario, Massimo Finocchiaro, e a Ettore Morace, figlio di Vittorio. In cambio di 10mila euro per il suo movimento avrebbe favorito la compagnia marittima dei Morace incrementando le corse per le isole minori.

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