I giudici della sesta sezione della Cassazione hanno accolto il ricorso dei pm di Trapani contro la scarcerazione dell’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto e altre tre persone, prima arrestate dai carabinieri e poi scarcerate alcune settimane dopo dal Riesame. Il politico è accusato di aver messo su una sorta di loggia segreta che attraverso la concessione di false pensioni di invalidità raccoglieva voti per controllare il comune di Castelvetrano, la città natale del latitante Matteo Messina Denaro. In totale il blitz Artemisia portò all’arresto di 27 persone, tutte scarcerate dai giudici del Riesame perchè, oltre alla mancanza di gravi indizi di colpevolezza, riteneva che la competenza territoriale dell’indagine fosse dell’autorità giudiziaria di Palermo e non di Trapani. Adesso però i giudici - accogliendo il ricorso della Procura trapanese - hanno riconosciuto che Lo Sciuto non andava scarcerato. Così come Isidoro Calcara (segretario di Lo Sciuto) Giuseppe Cammareri e Daniela Vincenza Lentini: anche loro secondo la Cassazione sarebbero dovuti restare sottoposti a misura cautelare. Il blitz Artemisia (condotto dal procuratore capo Alfredo Morvillo, aggiunto Maurizio Agnello e dai sostituti Sara Morri, Andrea Tarondo e Francesca Urbani) accertò l’esistenza di un’associazione segreta creata proprio da Lo Sciuto a cui avrebbero aderito altre sette persone, tutte arrestate e poi scarcerate: il suo assistente Giuseppe Berlino, il poliziotto Salvatore Passanante, l’ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante l’ex vice sindaco Enzo Chiofalo, e l’allora candidato in pectore Luciano Perricone. Nel blitz oltre a Passanante (in servizio a Castelvetrano) furono arrestati anche Salvatore Virgilio (Dia di Trapani) e Salvatore Giacobbe (questura di Palermo), tutti trasferiti in altra sede dopo la scarcerazione. Il blitz scattò poche settimane prima delle elezioni amministrative di Castelvetrano - che per 24 mesi era stato commissariato per mafia - e i personaggi chiave furono scarcerati pochi giorni prima del voto.