La corte d'appello di Palermo, riformando la sentenza di primo grado, ha assolto dall'accusa di mafia l'imprenditore di Castelvetrano Rosario Firenze e ha rideterminato da 11 a 3 anni la pena inflitta all'imputato per i reati di turbativa d'asta e intestazione fittizia di beni. È caduta anche l'aggravante di avere favorito Cosa nostra Firenze era stato arrestato insieme ad altre persone tra cui il geometra Salvatore Sciacca con le accuse di associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di beni. Secondo gli inquirenti, si sarebbe aggiudicato illecitamente, grazie a gare truccate, una serie di appalti. Parte del denaro ricavato, secondo gli inquirenti, sarebbe finito nelle tasche del boss latitante Matteo Messina Denaro. Firenze era difeso dagli avvocati Roberto Mangano e Vito Signorello. Confermate invece le condanne inflitte in primo grado a Sciacca (un anno), e agli imprenditori Giacomo Calcara (8 mesi), Benedetto Cusumano (10 mesi), Fedele D'Alberti (10 mesi) e FilippoTolomeo (8 mesi), tutti di Castelvetrano, sospesi dall'esercizio dell'attività imprenditoriale. Le indagini, effettuate dai carabinieri misero in luce la 'vitalità' del clan mafioso di Castelvetrano, soprattutto la capacità di infiltrazione nel settore dei lavori pubblici. Firenze, nonostante il provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Trapani tempo fa, era riuscito, attraverso la fittizia intestazione delle società ai fratelli, a partecipare alle gare d'appalto per l'assegnazione dei lavori pubblici come la realizzazione della condotta fognaria di via Maria Montessori, la manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nel 2014 e la demolizione di fabbricati fatiscenti all'interno dell'ex area autoparco comunale di Piazza Bertani. L'imprenditore sarebbe riuscito anche ad aggiudicarsi subappalti da ditte compiacenti alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all'interno dell'ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano, avrebbe fatto assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo sulla presentazione delle percentuali d'offerta a base d'asta.