Trapani

Venerdì 22 Novembre 2024

Esplosione della pen drive a Trapani, acidi ed esplosivi già creati dall'ingegnere palermitano arrestato

Si apprendono nuovi particolari sull' indagine, che ha portato all'arresto di Roberto Sparacio, il 51 enne ingegnere palermitano, l'Unabomber, esperto nella realizzazione di ordigni e ritenuto responsabile della fabbricazione della pen drive, esplosa l'8 ottobre 2018, negli uffici della procura di Trapani, e che ferì gravemente l'ispettore superiore della polizia Gianni Aceto. Una usb che lo stesso Sparacio aveva inviato per vendetta all'avvocato Monica Maragno, che si stava occupando per conto di un cliente di Marsala, di recuperare un credito di 200 mila euro vantato nei confronti della famiglia di Sparacio. Il legale si insospettì del plico con la lettera anonima e la usb e consegnò tutto all'ordine degli avvocati e questi poi alla Procura. Si trattava di una usb di colore rosso, marca Kingstone, dal corpo principale in plastica con un elemento metallico ruotante color acciaio inox con all'interno polvere pirica. Nel corso di ulteriori perquisizioni e bonifiche nel laboratorio scoperto nella casa di contrada Kazen a Pantelleria, di pertinenza di Roberto Sparacio, gli uomini della terza sezione della squadra mobile insieme alla sezione polizia giudiziaria della procura di Trapani, coordinati dal Sostituto Procuratore Antonio D'Antona, hanno rinvenuto tutta la vetreria con le sostanze chimiche, gli acidi e gli indumenti di protezione, nella fattispecie tute di protezione con maschera dotata di respiratore e guanti che lo stesso Roberto Sparacio utilizzava per la fabbricazione dei micidiali esplosivi. A questo bisogna aggiungere anche oltre un chilogrammo di materiale fabbricato dallo stesso Sparacio che per la pericolosità e instabilità sarà fatto brillare sul posto. Inoltre sono stati rinvenuti anche nove flaconi di sostanza stupefacente da lui sintetizzata -GHB. L'uomo è stato scoperto che voleva contrastare ad ogni costo e con ogni mezzo, una serie di creditori, che si stavano rivalendo, in sede civile, sul patrimonio ereditario della sua famiglia (madre, sorella e un fratello avvocato) alla morte del padre. Sparacio aveva pensato anche all'eliminazione fisica di uno dei creditori attraverso un killer da assoldare nel deepweb. La notizia completa nel Giornale di Sicilia in edicola

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