Motopesca mazarese sequestrato in Libia, appello degli armatori per il rinnovo della licenza
«Abbiamo perso il peschereccio ed adesso rischiamo di rimanere senza casa a causa dei vari creditori». Sono disperati i fratelli Cosimo e Vincenzo Lo Nigro, proprietari del peschereccio Daniela L. che affonda lentamente nel porto di Bengasi dopo essere stato sequestrato il 7 ottobre del 2012 in acque internazionali a 32 miglia dalla costa libica. La pesca per i due armatori è l’unica fonte di reddito. «Il natante avrebbe dovuto essere rilasciato in seguito a due sentenze a noi favorevoli - raccontano i proprietari - ma un gruppo di miliziani libici ha impedito la ripresa in mare del peschereccio che adesso è solo un mucchio di rottami». Ora i due armatori chiedono o che il peschereccio venga considerato demolito per «potere ottenere dallo Stato italiano un contributo previsto in questi casi, o in subordine che venga loro rinnovata la licenza, rilasciata dal compartimento marittimo di Mazara, e vengano autorizzati alla costruzione di un nuovo motopesca attraverso altre misure economiche», spiega il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi che ha chiesto l’intervento del Governo con una nota inviata al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanese e al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio nella quale, tra l'altro, viene evidenziata «la drammatica situazione familiare dei Lo Nigro che hanno perso il mezzo di sostentamento della famiglia». Il Daniela L. era stato sequestrato col motopesca Giulia P.G. «in una zona di mare che il diritto internazionale riconosce quale acque internazionali - dice il sindaco - ma che la Libia, con un atto unilaterale, ha dichiarato zona interdetta alla pesca. Le due imbarcazioni furono dirottate nel porto di Bengasi, e gli uomini dell’equipaggio furono arrestati per qualche giorno. Dopo un processo sommario i due equipaggi furono al pagamento di un’ammenda di 10 mila dinari ciascuno dichiarando tuttavia che i due natanti avrebbero potuto lasciare il porto di Bengasi e riprendere il mare. Ma il 26 novembre 2012 solo il motopesca Giulia G.P. lasciò la Libia, mentre il Daniela L. rimase bloccato dai miliziani nel porto in quanto dichiarato da loro recidivo ma non dal tribunale». In seguito ad un’ulteriore causa al Tribunale Militare di Tripoli fu emessa una nuova sentenza in favore del motopesca che venne dichiarato, dall’autorità giudiziaria libica, libero di riprendere il mare, ma come accaduto la prima volta i miliziani nel porto di Bengasi si opposero.