«Abbiamo intenzione di lasciare una traccia indelebile. Questo momento segna l'inizio di una collaborazione attraverso un tavolo permanente che creeremo per discutere e cercare di risolvere i problemi della città». Lo ha detto l’avvocato Franco Messina intervenendo a conclusione del corteo che con lo slogan «Io sono di Castelvetrano e non sono mafioso», ieri pomeriggio, ha attraversato le vie del centro belicino. Circa un migliaio i partecipanti, tra cui vari ex politici locali, mamme con i bambini e gli scout che in piazzale Unità d’Italia, dove è stato intonato l’inno nazionale, hanno innalzato un tricolore, mentre nel Sistema delle piazze hanno gridato il loro no contro le mafie e contro Matteo Messina Denaro. Nonostante le polemiche dei giorni scorsi e le spaccature che si sono create anche a Castelvetrano sull'opportunità o meno del corteo, al fianco dei cittadini è scesa pure la chiesa locale. «La chiesa cammina accanto al popolo ecco perché sono qui - ha detto l’arciprete don Giuseppe Undari, pure lui castelvetranese -. Finalmente un segno bello, semplice, che nasce in maniera libera dal popolo per dire no fermo e deciso contro la mafia, per affermare i valori della democrazia e della legalità e mettere insieme le forze buone di Castelvetrano».