CAMPOBELLO DI MAZARA. La prima sezione penale della Corte d’appello di Palermo ha confermato la sentenza con cui, il 9 febbraio 2015, il Tribunale di Marsala condannò due ex consiglieri comunali di Campobello di Mazara, Antonio Di Natale e Giuseppe Napoli, per «induzione indebita a dare o promettere utilità». A Di Natale furono inflitti tre anni e mezzo di carcere, mentre Napoli fu condannato a due anni (pena sospesa). Secondo l’accusa, Di Natale e Napoli avrebbero preteso dall’imprenditore mazarese Vito Quinci una mazzetta da 21 mila euro per far approvare, in Consiglio comunale, la delibera relativa alla concessione edilizia chiesta dalla società «Il Faro srl» per la realizzazione di un albergo con 220 camere da costruire, su un’area di circa 80 mila metri quadrati, nella frazione balneare di Tre Fontane. Di Natale e Napoli furono arrestati nel maggio 2010 dalla Guardia di finanza. Oltre ai due consiglieri comunali, l’imprenditore Vito Quinci denunciò anche il defunto ex sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, affermando che questi, nel 2005, quando era consigliere comunale, gli chiese una o più mazzette, per circa 30 mila euro, per votare, e far votare anche ad altri colleghi, favorevolmente la delibera relativa al progetto. Processato con Di Natale e Napoli, il 9 febbraio 2015 Caravà fu condannato dal tribunale di Marsala a 4 anni e mezzo di carcere per concussione. Adesso, la Corte d’appello ha dichiarato il «non doversi procedere» per morte dell’imputato. Vito Quinci raccontò la sua storia in una lettera inviata nel 2010 al prefetto di Trapani. «Tutto - scrisse - parte nel 2000 con la presentazione di due progetti, uno con la società il Faro e l’altro con la Tre Fontane Family». Adesso, l’imprenditore mazarese, assistito dall’avvocato Carmelo Miceli (neo deputato Pd), dice di essere stanco di vivere sotto scorta da otto anni e spera di poter riprendere la costruzione del suo albergo.