PALERMO. Matteo Messina Denaro veniva interpellato pure per dirimere questioni tra pastori. Qualsiasi cosa passa da lui. Lo dicono le indagini che hanno portato a 21 fermi tra i presunti sodali del latitante.
Il latitante deve intervenire nella controversia sorta fra due pastori, uno di Castelvetrano e l’altro di Partanna, per ragioni di pascolo, controversia che, sorta per motivi di confine, aveva tuttavia assunto contorni drammatici e che, per tale motivo, aveva impegnato gli appartenenti dell’associazione mafiosa, sia di Castelvetrano sia di Campobello di Mazara.
La mattina del 2 luglio 2015 gli investigatori sentono parlare della questione Gaspare Como e Antonino Triolo. Como, dopo aver fatto chiaramente riferimento alla diatriba intercorsa tra i due pastori (“sono pecorai… sconfina lui”), faceva un esplicito riferimento all’interlocuzione avuta direttamente con “il cognato” e cioè direttamente con il latitante (“gli ho detto a mio cognato: “Vedi che le cose stanno come dici tu”). Che il “cognato” di Como fosse proprio quello latitante lo dice lo stesso indagato: “A quanto pare questo di qua, si voleva incontrare con quello di Partanna non ci si vuole incontrare.. gli dobbiamo fare stringere la mano… di Castelvetrano … Matteo lo sapeva come si chiama”.
Del resto Messina Denaro ha acquisito ulteriore potere dopo la morte di Totò Riina. Il 19 novembre scorso viene intercettata una conversazione a bordo dell’auto dell’indagato Vittorio Signorello. “Me lo avrebbe detto... e che la gente deve parlare a vanvera... con questa botta che è morto Riina e che quello diventa... ora cominciano a sparare minchiate...”, dice Signorello. “Minchia questo potere vedi che prende ora, compare...”, gli risponde l’interlocutore. I due interlocutori quindi convenivano sul definitivo consolidamento del ruolo di vertice di Messina Denaro, pronto, dopo la morte del corleonese, a comandare indisturbato l’intera associazione, tanto che a quel punto non ci sarebbe stato spazio per nessun altro.
“Minchia speriamo che questo prenda quota giusta...”, dice uno. “No… la prende! Come prenda questa cosa?... minchia che fa scherzi? è come a Birgi... appena se ne va il comandante, c’è quello che sale... che deve fare il comandante... non è che... non ce n’è buccia per nessuno qua... non è che ci sono bucce qua… lui è!”, risponde l’altro.
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