PALERMO. “Dice che era in Calabria ed è tornato”. Il riferimento è al super latitante Matteo Messina Denaro. A parlare sono due indagati fermati nell’operazione che ha colpito il clan della primula rossa trapanese.
Il 3 settembre 2016, ricostruiscono i pm (l’indagine è stata coordinata dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Cludio Camilleri, Geri Ferrara, Carlo Marzella, Alessia Sinatra) i due partannesi Accardo e Triolo parlavano del latitante, dei suoi spostamenti, dei suoi incontri con i sodali, e dei pizzini da lui provenienti e a lui destinati.
Triolo : … ed hai chiuso il conto?
Accardo: Tu domani ci vai …
Triolo : no … io domani … inc. …
Accardo: lascia perdere … ascolta lui … qua non gli ha detto che sta qua … inc. … dice che era in Calabria ed è tornato …
Proseguendo, Accardo informava Triolo che, al suo rientro dalla Calabria, il latitante avrebbe incontrato “cristiani”. Triolo a sua volta domandava se avesse dovuto interessare della “discussione” il cognato di Messina Denaro, identificato in Gaspare Como. Accardo stabiliva di interessare la sorella del latitante:
Accardo : … inc. … passa qua … inc. … ed i cristiani ci vanno … e allora gli ho detto questo coso di qua … inc.
Triolo : … inc. … interesso della discussione … inc. … il cognato?
Accardo : sua sorella … sua sorella …
Triolo: sì …
Accardo : … sua sorella
Accardo: ci sono … inc. … qua … nel bigliettino è scritto … lo vedi? Questo scrive cosa ha deciso … quello ha detto i … inc. … sono là … inc. …
Triolo: la madre di Matteo ... che lui non scrive si lamenta, lui deve scrivere .. vorrei vedere a te … inc. … non gli interessa niente di nessuno … inc. …
Accardo: lo so …
Triolo: … inc. … si deve sbrigare questa cosa qua …
Anche successivamente continuano a parlare del latitante.
Accardo : Nicola l’ha avuto … per Mattè... è giustissima questa legge … inc. … la famiglia … questi …
Triolo : la gerarchia …
ACCARDO : questi …
Al termine delle conversazione i due avrebbero poi strappato il pizzino, secondo quel modus operandi costantemente imposto dal latitante per impedire che un’eventuale e improvvisa perquisizione delle forze dell’ordine potesse portare a conoscenza il contenuto di comunicazioni così delicate.
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