PALERMO. "Uno con le persone deve dialogare e diciamo non deve mettere mai in difficoltà a nessuno. Perché non si mette a nessuno in difficoltà, anzi una persona prima si aiuta no che si butta giù. Noi quando andiamo in un posto per esempio ci aprono le porte... questa è la soddisfazione nella vita".
A elencare il decalogo del comportamento corretto è Girolamo Scandariato, imprenditore già condannato per mafia, arrestato ieri dalla dda di Palermo. Scandariato è finito in manette nell'ambito dell'inchiesta dei carabinieri e della dia su boss trapanesi e favoreggiatori del capomafia latitante Matteo Messina Denaro.
L'imprenditore, come emerge dalle intercettazioni, stigmatizzava il comportamento di alcuni estortori di Partanna (Tp) che avevano danneggiato gli olivi di un proprietario terriero alcamese a cui era stato chiesto il pizzo.
"Le persone cattive - aggiunge l'indagato non sapendo di essere intercettato - siamo noi che ce li facciamo diventare, in base a come si ci chiacchiera, in base a come si dicono le cose una persona diventa tinta (malvagia ndr). Bisogna saperli prendere, bisogna trovare quello che ci sta bene vicino perché io quando vedo a uno che non ci si può parlare non insisto me ne accorgo subito".
Nel dialogo surreale la vittima del racket non si lamenta tanto della richiesta di pizzo, ma del metodo intimidatorio. "A me non è piaciuto perché se fossero venuti con il 'verso' ... probabile che la cosa era diversa ..... ", dice l'imprenditore taglieggiato. "V'è quindi - conclude il gip commentando l'intercettazione - una sorta di accondiscendenza verso una mafia, per così dire cortese', ancorché subdola, esemplarmente rappresentata dalla figura di Scandariato".
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