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Omicidio dei due tunisini a Marsala, l'imputato: "Non mi trovavo nella zona"

PALERMO. «La notte in cui furono uccisi i due tunisini ero altrove. Non ero nella zona di Samperi». Si è difeso così, ieri, davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Palermo, il 48enne marsalese Pietro Centonze, che in primo grado è stato condannato a 20 anni di carcere, insieme al cugino Domenico Centonze, di 42 anni, per il duplice omicidio dei tunisini Rafik El Mabrouk e Alì Essid, di 31 e 34 anni, uccisi con due colpi di fucile, la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi.

In appello, la difesa (avvocati Diego e Massimiliano Tranchida, Luigi Pipitone e Raffaele Bonsignore) ha chiesto e ottenuto la riapertura dell’istruzione dibattimentale per l'assunzione di nuove prove, sulle quali hanno già relazionato, in aula, l’ex generale del Ris dei carabinieri di Parma Luciano Garofano e Pietro Indorato, esperto in traffico telefonico.

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