CASTELVETRANO. «Perché Gianfranco Becchina doveva dare queste cose e quindi dovevano andare a finire a Panicola per poi arrivare a chiddu, a Matteo Messina Denaro». Così Grigoli, re dei supermarket nel trapanese, riciclatore di denaro delle cosche trapanesi, nel novembre 2015 raccontava ai pm che lo interrogavano di quando Giovanni Franco Becchina, 78 anni, commerciante internazionale d’opere d’arte, gli consegnò del denaro da far arrivare, tramite il cognato Vincenzo Panicola, al boss latitante Matteo Messina Denaro. «Questo succede prima del 2000 io ho detto mi sembra, '98, non mi ricordo», racconta ai pm della dda di Palermo. Nel corso di tre interrogatori, Grigoli, che non ha mai avuto lo status di collaboratore di giustizia, ha riferito notizie inedite sul ruolo svolto in favore del capomafia ricercato raccontando di aver ricevuto, tra il 1999 ed il 2006, buste di denaro che gli sarebbero state consegnate periodicamente da Becchina. Grigoli avrebbe poi girato le buste a Panicola perché provvedesse a recapitarle al cognato latitante. Il dichiarante ha raccontato che Becchina avrebbe preso il posto dell’anziano boss Giacomo De Simone che, fino al 1999, gli aveva dato il denaro per il padrino di Castelvetrano. La consegna delle buste avveniva sempre presso gli uffici delle aziende di Grigoli dove Becchina si presentava improvvisamente, evitando di fissare appuntamenti per telefono. Per evitare di essere scoperto, poi, Becchina aveva sempre evitato incontri diretti con Panicola. Grigoli ha detto di non sapere il motivo delle dazioni di denaro, solo una volta Becchina gli avrebbe detto di riferire a Panicola che le buste contenevano anche i «soldi delle ruote». Secondo il dichiarante si sarebbe trattato di utili destinati a Messina Denaro per la sua partecipazione occulta nell’Atlas cementi. Le indagini patrimoniali nell’indagine per il sequestro dei beni, eseguito oggi nei confronti di Becchina, sono state coordinate dal pm della Dda Gery Ferrara.