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Peschereccio sequestrato in Tunisia, i marittimi saranno stanotte a Mazara

MAZARA. Dopo 20 giorni trascorsi a Sfax, in Tunisia e un lungo sciopero della fame tornano Giacomo Giacalone e Salvatore Calia, comandante e direttore di macchina del peschereccio Anna Madre sequestrato nella notte tra il 15 e il 16 settembre dalle motovedette tunisine in acque internazionali. Il motopesca rimarrà invece a Sfax fino alla metà del mese.

Il rientro dei marittimi è stato consentito dopo una lunga trattativa che si è risolta, dice un tweet del ministro Angelino Alfano, «grazie anche all’intervento della nostra diplomazia».

A differenza degli altri otto componenti dell’equipaggio, già rientrati da giorni a Mazara del Vallo, i due marittimi erano trattenuti e non potevano lasciare la Tunisia se la società armatrice «Pesca giovane srl» non avesse pagato l’ammenda per il dissequestro. Inizialmente la Commissione interministeriale tunisina aveva chiesto 69 mila euro che l’armatore Giampiero Giacalone aveva ritenuto eccessiva. Ma poi la multa era stata ridotta a 34.500 euro.

«La forte riduzione della sanzione - dice una nota dell’ambasciata italiana a Tunisi - è stata accolta con soddisfazione dall’armatore determinando così le condizioni per lo svincolo dell’imbarcazione e il rientro dei nostri due connazionali». Tutti, aggiunge l’ambasciata, hanno «mostrato senso di responsabilità e contribuito così al buon esito finale».

Soddisfatto il sindaco Nicola Cristaldi: «Finalmente i marittimi potranno riabbracciare i loro familiari. Speriamo che non si ripetano più questi episodi». Per la liberazione dei due marittimi si è mossa, ha ricordato l’europarlamentare Angelo Ciocca della Lega, anche la diplomazia europea.

Il motopesca Anna Madre era già sfuggito a un tentativo di sequestro, a opera dei militari tunisini, il 2 agosto. L'imbarcazione si trovava sempre in acque internazionali. Dalle motovedette tunisine era stati esplosi in quella occasione alcuni colpi.

Il nuovo abbordaggio non aveva lasciato scampo al peschereccio mazarese. Cinque militari tunisini erano saliti a bordo e ordinato di fare rotta verso Sfax. Il comandante era stato chiuso in cabina e liberato solo dopo l’arrivo nel porto tunisino.

 

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