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A Castelvetrano un orto per coltivare la legalità

CASTELVETRANO. Già prima degli anni Ottanta per la famiglia Madonia di Palermo doveva essere un buon agrumeto quello di contrada Canalotto a Castelvetrano. Sette ettari dove primeggiavano arance, mandarini e limoni: alberi in produzione in una terra vocata, per di più, agli uliveti.

Poi l’arresto per mafia, nel 1983 la confisca del patrimonio immobiliare. Per decenni è rimasto un ampio lotto di terreno improduttivo. L’agrumeto non è stato curato, i magazzini rurali vandalizzati, l’impianto di irrigazione abbandonato. Quando la cooperativa «Girasole» – alla quale il Comune di Castelvetrano nel 2008, sei mesi dopo averlo avuto trasferito dal Demanio - gli affidò quel terreno – del florido aranceto non c’era più nulla. L’incontro con Alessandro La Grassa del Cresm, la cooperativa con sede a Gibellina, ha fatto fare il giro di boa.

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