TRAPANI. Francesco Cascio, il giovane foreign fighter jihadista, 26 anni, di Erice, morto lo scorso 26 dicembre in un combattimento in Siria, "era mio compagno di liceo, sono stata nella stessa classe con lui per 5 anni - dice Karin Grimaldi, castellammarese, oggi studentessa universitaria nella facoltà di Giurisprudenza del Polo di Trapani -; sono senza parole e ho i brividi. Non mi sento di esporre pensieri contro nessuno per rispetto della famiglia, ma ricordo che fin da ragazzo Francesco era un tipo molto, molto, strano e quello che poteva sembrare allora un atteggiamento irrilevante, a 14 anni, non lo era per niente, forse era premonitore".
"Ricordo - aggiunge - che, oltre ad essere taciturno, disegnava spesso sciabole ed era appassionato di componimenti che invocavano la morte". Karin Grimaldi, premettendo che "parlare col senno di poi è facile", ritiene che spesso, la famiglia e la società sottovalutano certi segnali premonitori: "Una cosa è certa: è un problema che riguarda tutti e nessun segnale, seppur banale, può e deve essere sottovalutato".
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