CASTELVETRANO. «Il predominio attuale della famiglia mafiosa di Castelvetrano ha forte influenza anche sull'amministrazione comunale». Lo sostengono i componenti della Commissione di indagine che hanno passato al setaccio gli atti amministrativi e il cui lavoro viene reso noto questo pomeriggio con la pubblicazione sul sito del Comune della delibera di insediamento della Commissione prefettizia che per 18 mesi guiderà le sorti della città e che è composta dal viceprefetto Salvatore Caccamo, dal viceprefetto aggiunto Elisa Borbone e dal funzionario economico finanziario Concetta Maria Musca.
Lo scorso 6 giugno il Consiglio dei ministri ha sciolto per mafia il Comune dopo avere ascoltato dal prefetto di Trapani Giuseppe Priolo le risultanze del lavoro svolto dalla Commissione di accesso agli atti. Ai raggi X in particolare l'attività amministrativa dell’ex sindaco Felice Errante. Priolo evidenzia l’"uso distorto della cosa pubblica che ha finito con il favorire soggetti e imprese collegati direttamente o indirettamente ad ambienti criminali". Priolo parla anche «della presenza sul territorio di un sodalizio mafioso in grado di influenzare i settori dell’economia locale e in particolare quello degli appalti pubblici».
«Prendo atto della relazione del signor prefetto che ha condotto allo scioglimento del nostro Comune per infiltrazioni mafiose. Una descrizione del Comune impietosa che sembrerebbe infiltrato quasi in ogni settore», afferma Errante. «Nessun commento e nessuna valutazione politica sono in condizioni di poter fare a caldo -aggiunge -. Ho la necessità di conoscere anche gli atti non pubblicati e di dare un volto ai tanti omissis. Sono certo comunque di non aver mai chiesto voti alla mafia che, anzi, ho sempre contrastato con atti concreti, facendone una ragion di vita».
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