TRAPANI. Non è certo una figura di secondo piano, nel panorama mafioso marsalese, neppure quella di Ignazio Lombardo, 46 anni, detto il “capitano”, per gli inquirenti ex “luogotenente” dell’anziano “uomo d’onore” Antonino Bonafede, padre di Natale Bonafede. Il nome di Lombardo rimane, in particolare, legato all’episodio che nell’aprile 2004 vide finire in carcere, per concorso esterno in associazione mafiosa e minacce al fine di indurre un’altra persona a commettere un reato, un anziano imprenditore vinicolo locale che tentò di condizionare il perito (Paolo Agate) incaricato dal Tribunale di Marsala di stabilire, attraverso una perizia fonica, se la voce registrata sul nastro magnetico di una intercettazione ambientale relativa alla conversazione tra due presunti mafiosi, era o no quella di Ignazio Lombardo, uno dei sei imputati del processo stralcio “Peronospera I”, che una settimana dopo fu condannato a 12 anni di carcere.
Per raggiungere il suo scopo, l’anziano imprenditore, il 22 aprile 2004, bussò alla porta dell’abitazione della sorella del perito, invitando la donna a riferire al fratello che era necessario, «per far uscire dalla galera un ragazzo innocente», modificare quella perizia, dalla quale era emerso che «all’80 per cento» quella voce apparteneva proprio a Lombardo.
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