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Maxi frode al porto di Castellammare, in quattro davanti al gup

CASTELLAMMARE. In caso di rinvio a giudizio, tutti gli indagati dell’inchiesta sulla maxi frode per i lavori di messa in sicurezza del porto di Castellammare del Golfo, andranno a dibattimento.

Nessuno dei soggetti interessati, infatti, ieri, davanti al gup Emanuele Cersosimo, ha optato per i riti alternativi. Si tratta di Rosario Agnello (legale rappresentante della società consortile “Nettuno”), Mario Giardina (direttore del cantiere), Domenico Parisi (rappresentante dell’Associazione temporanea d’imprese: Cogem di Alcamo, Comesi di Palermo e Coveco di Marghera) e Leonardo Tallo (direttore dei lavori, nominato dalla Regione). Il pm Anna Trinchillo, titolare dell’inchiesta con il collega Andrea Tarondo, ha concluso davanti al gup chiedendo il giudizio. Alla richiesta si sono associate le parti civili (i Comuni di Castellammare del Golfo e l’associazione «Codici», quest’ultima rappresentata dall’avvocato Vincenzo Maltese).

Secondo le indagini, condotte dalla guardia di finanza, i massi, realizzati a protezione delle mareggiate, sarebbero stati costruiti con calcestruzzo depotenziato, in difformità con il capitolato d’appalto e, pertanto, non efficaci al ruolo che avrebbero dovuto assumere. Il primo stralcio di lavori che riguarda la messa in sicurezza del porto è stato finanziato per un importo di oltre ventiquattro milioni di euro.

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