TRAPANI. Avrebbe costretto gli operai dipendenti a restituire parte della busta paga e del trattamento di fine lavoro (tfr). Per l'accusa di estorsione che è stata emessa a conclusione di un'inchiesta della Procura di Trapani, il sostituto Andrea Norzi ha chiesto la condanna dell'imprenditore Massimo Tempesta, di 45 anni, a 4 anni e 2 mesi di reclusione. La richiesta è stata formulata al giudice per le udienze preliminari Emanuele Cersosimo, davanti al quale si celebra il processo con il rito abbreviato a carico dello stesso Tempesta, la segretaria della società di multiservizi attorno alla quale sarebbe ruotata tutta la vicenda, Maria Antonietta Barraco, di 56 anni, e il capo del personale, Pietro Di Bella, 37 anni. La prima, assistita dall'avvocato Giuseppe Scarcella, ha chiesto di patteggiare ed il suo difensore ed il pm hanno concordato una pena di 2 anni con la sospensione condizionale. Il rappresentante dell'accusa, invece, ha chiesto l'assoluzione per Di Bella, difeso dall'avvocato Katiuscia Strade, che aveva chiesto l'abbreviato condizionato al proprio interrogatorio. Il giudice Cersosimo emetterà la sua sentenza martedì prossimo, giorno 26, quando deciderà anche per quanto riguarda gli altri indagati nella stessa inchiesta che non hanno chiesto di essere giudicati con riti alternativi. Accusate di estorsione ed altri reati contestati a vario titolo, sono infatti otto le persone contro le quali si sta procedendo (per due di loro l'accusa è di illecito trattamento dei dati personali). Gli altri cinque sono Giacomo Barraco, consulente del lavoro, 61 anni, Giovanni Stinco, 37 anni, che ha chiesto la misura alternativa della "messa alla prova", Francesco Tempesta, 19 anni, Antonino Castiglione, 37, e Maria Vincenza Mangione, 43.