"Si bussa nei posti, si sa come funziona": così a Castellammare la mafia imponeva calcestruzzo
PALERMO. Non c’era calcestruzzo a Castellammare del Golfo che non fosse quello di Vincenzo Artale, responsabile di una società del settore e favorito dalle cosche mafiose, secondo quanto hanno accertato le indagini, coordinate dalla Dda di Palermo, che hanno portato a cinque arresti. Ad Artale, che fa parte dell'associazione antiracket e antiusura di Alcamo, la mafia avrebbe garantito il monopolio del mercato attraverso Mariano Saracino, presunto capo del mandamento di Alcamo. A luglio 2013, un imprenditore proprio rivolgendosi a Saracino, che imponeva il calcestruzzo di Artale, tentava di giustificarsi. “…io voglio fare lavorare a tutti… Mariano!!!!...”. Un altro quasi lo implorava: “Un pezzo di pane… dividiamocelo tutti!”. Saracino, per nulla intenerito, rispondeva: “Tu fai una cosa …. questo di qua faglielo completare a lui...questo di qua...”. L’imprenditore però aveva già preso accordi con un altro fornitore e aveva pensato di fare metà l’uno. La proposta non andò a buon fine. Vito Badalucco (anche lui arrestato ieri mattina) spiega al titolare dell’azienda di costruzioni che Saracino “…gli ha detto che qua hanno cominciato quelli … e devono finire quelli....”, così ribadendo l’imposizione della fornitura di calcestruzzo della ditta di Artale. “…che io avevo preso impegni ieri con quello e gli ho detto che di qua non ci deve passare neanche dalla strada…di sotto…di sopra…”, prosegue Badalucco. “Non eravamo rimasti metà e metà?”, chiede l’imprenditore. “..No! Io poi a lui l’ho trovato e ha detto: .tutto a voi!..”, risponde Badalucco. C’è chi, con l’azienda impegnata nella realizzazione di un fabbricato a Castellammare del Golfo, cercò di respingere il calcestruzzo di Artale dicendo che veniva “da lontano” e pertanto giungeva in cantiere “bruciato”. Ma le cosche tornarono a farsi sentire. Così come successo a un’altra azienda di Gioiosa Marea. “Deve dire alla sua azienda che deve imparare a bussare quando arriva in un posto! Sapete benissimo come ci si comporta in questi casi”, disse Vito Turriciano al titolare. Patti chiari anche con un’altra impresa di calcestruzzi che prima aveva quasi il monopolio a Castellammare e poi sarebbe stata sostituita da quella di Artale. A luglio 2013, Vito Badalucco dice a Turriciano: “Iddu si deve chiudere questa situazione! Lui deve pagare 3 euro a metro cubo! …..e poi la discutiamo! Non getta alla bella faccia loro!….e non solo! .. e i viaggi ci deve pagare!.. seicento euro ci ha perso, ….chissà lui.. non aveva il materiale non se lo tagliava un dito!... Hanno telefonato qua a quella … qua ci sono i buoni firmati …no, no… tagliamo un dito ciascuno!... la moglie di… è sperta!”. Poi ci fu l’incontro con l’imprenditore “posato” che non era più disponibile a sottostare agli accordi precedentemente presi, e in particolare a portare calcestruzzo a Castellammare del Golfo a un prezzo già concordato, lamentandosi della scarsa convenienza commerciale a causa dell’imposizione di una somma di 2 euro al metro cubo a vantaggio di “lui”. Ma Badalucco ribadiva la volontà della famiglia: “…..se tu vieni a Castellammare è giusto che… fai quello che devi fare...altrimenti devi dire: io a Castellammare non ci posso venire più. Punto”.