PALERMO. Sequestro di beni, per un valore di circa 6 milioni di euro, nei confronti di due imprenditori ritenuti vicini a esponenti di famiglie mafiose della provincia di Trapani, attivi nel settore edile. La polizia e la guardia di finanza di Trapani hanno eseguito il sequestro, disposto dal Tribunale sezione misure di prevenzione, di 8 beni immobili, 37 tra auto, furgoni, mezzi meccanici, 5 società, 10 partecipazioni in altre società e 114 tra conti correnti e rapporti bancari.
Le attività investigative sono partite tra la seconda metà degli anni ’90 e il 2007, hanno permesso di accertare, nel tempo, l’asservimento del gruppo imprenditoriale “Candela” alla famiglia trapanese di Cosa nostra. I Candela hanno garantito che ingenti risorse economiche nel settore degli appalti pubblici arrivassero nelle mani della cosca.
E’ emerso, infatti, come i Candela abbiano da sempre agito attraverso imprese strettamente interconnesse tra di loro in un unico gruppo imprenditoriale che hanno tratto rilevanti vantaggi economici dall’illecita aggiudicazione di appalti pubblici fino ad epoca recente.
Gli investigatori hanno appurato che le attività illecite del gruppo Candela sono state messe appunto negli anni anche grazie alla compiacenza di funzionari corrotti.
E’ stato accertata la tentata turbativa del pubblico incanto presso la Provincia di Trapani per lavori di adeguamento dell’Istituto Tecnico per Geometri di Trapani. Per aggiudicarsi l’appalto era stata pattuita la tangente di 50 milioni di lire. Gli inquirenti hanno scoperto che il gruppo Candela era attivo anche nelle estorsioni sempre in relazione ad appalti. In particolare, quelli del 2001 nella provincia di Palermo presso l’aeroporto Falcone – Borsellino e presso la caserma militare Beghelli nel quartiere San Lorenzo. A prova di queste attività illecite ci sono i “pizzini” rinvenuti in occasione della cattura dei Lo Piccolo, Salvatore e Sandro.
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