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Porto di Castellammare, chiuse le indagini

CASTELLAMMARE.  Nell' ambito dell' inchiesta sulla maxi frode per i lavori di messa in sicurezza del porto di Castellammare del Golfo, i pm della Procura di Trapani, Andrea Tarondo e Anna Trinchillo, hanno chiesto il rinvio a giudizio di quattro indagati: Rosario Agnello (legale rappresentante della società consortile "Nettuno"), Mario Giardina (direttore del cantiere), Domenico Parisi (rappresentante dell' Associazione temporanea d' imprese: Cogem di Alcamo, Comesi di Palermo e Cove co di Marghera) e Leonardo Tallo (direttore dei lavori, nominato dalla Regione). In pratica, secondo le indagini condotte dalla guardia di finanza e coordinate dai pm Tarondo e Trinchillo, i massi, realizzati a protezione delle mareggiate, sarebbero stati costruiti con calcestruzzo depotenziato, in difformità con il capitolato d' appalto e, pertanto, non efficaci al ruolo che avrebbero dovuto assumere.

Il primo stralcio di lavori che riguarda la messa in si curezza del porto è stato finanziato per un importo di oltre ventiquattro milioni di euro. Nel 2010 i lavori, aggiudicati nel 2005, sono stati fermati per il sequestro del cantiere per l' ipotesi di reato di utilizzo dice mento impoverito. Pochi mesi do po il sequestro il cantiere fu dissequestrato parzialmente e nel 2013 la Procura di Trapani ha disposto il dissequestro totale e la restituzione delle aree, ma i lavori non sono mai ripresi. Per il primo stralcio di lavori si è resa necessaria una perizia di variante poiché dopo oltre cinque anni dal fermo parte di quanto già realizzato è risultato danneggiato.

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