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Marsala, dolore e rassegnazione ai funerali di Gioele

Una folla commossa si è stretta intorno ad Antonio Genova e Katia Pirrello, i genitori del bambino ucciso a quattro anni da una malattia degenerativa

MARSALA. "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". E' con questo passo del Vangelo secondo Marco (passione, morte e resurrezione di Cristo) che l'arciprete don Giuseppe Ponte ha cominciato, ieri pomeriggio in Chiesa Madre, l'omelìa al funerale del piccolo Gioele Genova, il bambino affetto da "Sma1" (atrofia muscolare spinale) morto il giorno di Santo Stefano.

"Non ci sono parole - ha continuato l'arciprete - per consolare un padre, una madre e i familiari che perdono un bambino di 4 anni. Possiamo solo essere vicini a loro nella sofferenza, dando la nostra solidarietà. Dicendo loro: ci siamo. E oggi, qui, ci sono tante persone che ai familiari dicono: non siete soli. Perché Dio permette ciò? E' questo l'interrogativo che corrode il nostro cervello. Nessuno ci può dare una risposta. Il Signore ha voluto misteriosamente Gioele nella sua casa. Il Signore conceda ai familiari quel conforto che noi non sappiamo dare. Questo piccolo bambino ha conosciuto sulla sua carne la passione e la morte. Poi, ci sarà la resurrezione".

A dare l'ultimo saluto a Gioele è stata una folla commossa di parenti e amici dei genitori (Antonio Genova e Katia Pirrello), accanto ai quali erano gli altri due figli: Andrea, di 16 anni, e Felicia, di 7.

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