MARSALA. Due condanne sono state inflitte dal Tribunale di Marsala (presidente Sergio Gulotta, giudici a latere Moricca e Pierini) nel processo scaturito dall'indagine dei carabinieri sul "Cupid Club" di contrada Berbarello, all'interno del quale, secondo l'accusa, si sarebbero prostituite diverse ragazze, in gran parte dei Paesi dell'Est europeo e nordafricane.
Alla sbarra: il 35enne Diego Marino, che nel locale faceva il cameriere, ma per gli inquirenti avrebbe controllato, diretto e amministrato l'intera "attività di meretricio", e il 71enne ex gommista Francesco Bianco, proprietario dell'immobile dove era stato aperto il club a "luci rosse". Qui, le ragazze, in costumi succinti, si esibivano anche nella lap dance. Entrambi gli imputati sono stati condannati a un anno e 10 mesi di carcere, nonché a mille euro di multa. Al termine della requisitoria, il pm Anna Sessa aveva invocato 4 anni per Marino e 3 anni per Bianco.
Dei due condannati, il più noto è Bianco, attualmente sotto processo per usura e in passato (1993) arrestato per mafia, ma poi assolto. Anche se alcuni beni immobili gli sono stati confiscati. A difendere i due imputati sono stati gli avvocati Arianna Rallo, legale di Marino, e Paolo Paladino (per Bianco). Nella sua arringa, Arianna Rallo aveva invocato l'assoluzione del suo cliente affermando che all'interno del Cupido Club "non c'era prostituzione" e che "comunque Marino non ne era a conoscenza in quanto svolgeva soltanto le mansioni di cameriere". L'avvocato Paladino, invece, ha cercato di dimostrare che il suo cliente "non era coinvolto nella gestione del club".
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